9 lug – Le famiglie italiane sono in difficoltà, tirano la cinghia e riducono drasticamente i consumi, persino quelli alimentari. Questa la situazione evidenziata dagli ultimi dati Istat e definita “scandalosa” dal presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Francesco Belletti, per il quale tale realtà deriva dal nefasto effetto congiunto di più concause nelll’ultimo biennio di esasperazione della crisi. Si sono cioè sommati minori redditi, minori possibilità lavorative e arretramento dei servizi. La scarsa progettualità sul lavoro ha determinato più precariato, più disoccupazione giovanile e maggior incertezza lavorativa per gli adulti. L’arretramento dei servizi, cioè del sostegno pubblico alla vita quotidiana delle famiglie, ha prodotto invece un aumento dei ticket e più spese per gli asili nido e altri servizi. Al tutto si sono poi sommate le misure fiscali. “Si può affermare anzi – sottolinea Belletti – che i redditi familiari sono diminuiti specie con l’aumento della pressione fiscale”.
Forum famiglie: “Uno scandalo tutto italiano, penalizzato chi fa figli”
Quindi i segnali d’allarme sono oggettivamente gravi. Le famiglie italiane, inoltre, hanno cominciato a erodere i loro risparmi, un tempo cassaforte del Paese. Ma il segnale peggiore è proprio quello del crollo dei consumi, perché, come sostiene il presidente del Forum, “se diminuiscono anche quelli alimentari vuol dire che non c’è altro margine e le difficoltà per molti nuclei familiari di arrivare alla quarta settimana, o addirittura alla terza, sono veramente concrete”.
Un’altra singolarità resa chiara dalla realtà fotografata dall’ente statistico nazionale è la penalizzazione dei nuclei con figli, quando nella maggiori nazioni europee sono proprio quelli maggiormente sostenuti. Questa “è la cosa grave”, evidenzia Belletti, mettendo in risalto come a livello europeo “spesso si confronta la povertà prima dell’intervento pubblico e dopo l’intervento pubblico”, si valuta insomma quanto l’intervento dello Stato riesca a migliorare l’equità e la solidarietà”. Da noi invece la nascita dei figli finisce con l’essere “un costo secco” e un mero “fattore di impoverimento”. Una realtà ingiusta, drammatica e molto grave. “La presenza di figli è considerata in definitiva totalmente irrilevante per quanto concerne il sostegno pubblico”. Una cosa perfino incostituzionale, se si pensa che in tal modo le tasse non vengono prelevate secondo la reale capacità contributiva, ovvero secondo la vera ricchezza, ma indistintamente su un reddito che è cosa diversa a seconda che consenta di vivere a due persone o a sei persone”. E allora il fatto che nel nostro Paese il reddito sia tassato quasi alla stessa maniera, sia in un caso che nell’altro, può essere definito solo in un modo: “uno scandalo allucinante”.
Poi ci si lamenta che le famiglie italiane hanno in media solo un figlio, e i politici delineano le conseguenze disastrose di tale fatto per la società. Fino a quando questa sarà la situazione, non ci sarà però da meravigliarsi se una coppia vedrà negato il diritto di mettere al mondo altri figli. Ma al fondo del discorso c’è anche un atteggiamento culturale della nostra società”, chiarisce Belletti. Una società che ha ingenerato addirittura la “colpevolizzazione di chi osa avere molti figli”. Oggi “se uno dice di aspettare il terzo figlio lo guardano male o lo considerano un irresponsabile”, c’è insomma una stigmatizzazione della famiglia numerosa che suona addirittura contro il dettato costituzionale e il futuro del Paese. Avere sempre meno giovani infatti è un disastro per una nazione. “Stiamo realizzando l’esatto contrario di quanto fatto nell’ultimo dopoguerra, quando l’Italia era messa peggio di oggi ma investiva in progetti, speranza, futuro e dunque anche nei figli”, nota il presidente. C’è dunque una variabile economica che incide, ma anche “un clima culturale e politico avverso al futuro di questo Paese”.
Allora cosa dovrebbe fare il governo per aiutare le famiglie e attenuare l’incresciosa situazione? “Sono tre le questioni più urgenti, secondo Belletti. Bisogna prima di tutto alleggerire immediatamente il carico fiscale per le famiglie con figli, poi sostenere la possibilità di conciliare il lavoro, perché i nuclei con maggior carico familiare oggi sono penalizzati. Troppe donne, per esempio, escono dal mercato del lavoro perché, avuto il primo figlio, e soprattutto il secondo, non ce la fanno più a mantenere il doppio ruolo di mamma e lavoratrice. Infine non si può arretrare ancora riguardo ai servizi, non si possono diminuire ulteriormente i sostegni sociali, gli interventi per le famiglie con disabili, le sovvenzioni per gli asili nido o i servizi per la cura degli anziani. Insomma, fa notare amaramente Belletti, “un welfare in perenne arretramento, un mondo del lavoro avverso alle famiglie con figli e un fisco totalmente disinteressato ai carichi familiari, sono i tre più grandi nemici da combattere”.
Una battaglia, o forse meglio una guerra, difficile da vincere, in una società che sta perfino mettendo contro i figli e i padri. Una società governata da gente che dice agli adulti di continuare a lavorare fino a 67 anni e ai giovani di accettare la precarietà a vita, cercando di far passare l’idea che la mancanza di lavoro è colpa dei loro genitori e dei loro nonni. Inevitabile pensare come alla fine certi problemi si possano risolvere solo all’interno di un nuovo modello di sviluppo, e soprattutto di un modello economico basato sulla crescita, sull‘equità e il lavoro, non solo sulle tasse e i tagli. All’interno di un simile progetto pure la famiglia può trovare una diversa considerazione, anche se va detto che proprio dentro questo caposaldo della società si può tuttora rinvenire un concreto scambio solidale tra generazioni. C’è una precisazione infatti che Belletti tiene a fare: “Io rivendico – dice – l’orgoglio della famiglia come unico luogo dove si scambiano risorse con i giovani. Il fatto che i genitori decidano di risparmiare per aiutare i figli a comprare la casa, o per mandarli a studiare fuori, o in una scuola particolare, significa scambiare solidarietà tra generazioni. Un certo tipo di società invece ha messo gli uni contro gli altri, e chi ci sta perdendo sono soprattutto i giovani”.
Eppure si potrebbero attuare subito dei provvedimenti importanti. “Oggi è scandaloso – precisa il presidente del Forum delle famiglie – non riuscire a mettere una tassa di solidarietà sui redditi da pensione superiori a 90mila euro, ovvero su persone che prendono almeno 4.300 euro al mese, mentre i giovani sono condannati alla precarietà o a contratti che partono da 300 euro, con lavori destinati a durare meno di due anni. Uno scandalo. La società alimenta la guerra tra generazioni, la famiglia è invece luogo dove si scambia solidarietà”. Anche per questo andrebbe fortemente tutelata.
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