5 lug – La gang di pakistani e somali marchiava a fuoco le loro “schiave bianche”. I genitori adesso denunciano: “La polizia sapeva e non ha voluto intervenire”.
Marchiare a fuoco la pelle delle piccole “schiave bianche” che agganciavano tra gli strati operai della popolazione inglese non gli bastava, così come non gli bastava torturarle, drogarle e farle prostituire con decine di loro conoscenti pachistani che arrivavano da tutta l’Inghilterra.
No, alla gang di pakistani e somali che depredava decine di bambine inglesi non bastava e per dimostrare il totale controllo telefonavano anche a casa loro minacciandole di tagliare la testa agli altri bimbi della famiglia se loro avessero parlato.
Il tutto con la compiacenza dei servizi sociali e di alcuni poliziotti che sapevano ma preferivano non parlare per non sollevare problemi con la comunità islamica e per non rischiare di rovinarsi la carriera con accuse di razzismo.
Ieri tutto questo è stato confermato dalle testimonianze di vittime e genitori che hanno cominciato a sfilare davanti ai giudici e a raccontare la loro storia di prede sacrificali consegnate dallo stato ad un gruppo criminale di intoccabili. “Se non ci fossimo fidati dei servizi sociali non sarebbe successo” ha detto un povero padre e una madre ha aggiunto “quando denunciavamo qualcosa ci trattavano come se fossimo degli allucinati”.
Stessa sorte toccò a Nick Griffith, leader del British National Party, che oltre 5 anni fa denunciò in TV la presenza di bande di immigrati che si sentivano in diritto di stuprare e commerciare le bambine bianche. Fu massacrato, accusato di ogni delitto e totalmente emarginato come un pazzo bugiardo. Purtroppo aveva ragione. mattinonline.ch