2 lug – E non si tratta di un film di spionaggio, ma della cruda realtà cui Atene dovrà sottostare per non perdere gli aiuti. Ma come mai si è arrivati a una situazione del genere? Evidentemente le privatizzazioni saltate (persa quella di Depa rifiutata da Gazprom perchè insicura, in forse quella di Opap, le cui condizioni contrattuali vorrebbero essere riviste dall’acquirente) hanno portato i rappresentanti della Troika a dover cancellare tutte le previsioni che proprio su queste vendite principali, che insieme avrebbero dovuto portare il 50% della copertura sugli aiuti internazionali, avevano basato i loro calcoli.
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Tutto da rifare dunque e dal momento che gli investitori stranieri non si fidano dell’economia greca, e la stessa Unione, insieme al Fmi potrebbe staccare la spina del moribondo paese che da oltre 5 anni sta combattendo contro una recessione senza precedenti allora si dovrà trovare il capitale da qualche altra parte. Quale? Industrie non ce ne sono più, il turismo è già collassato, il popolo allo stremo. Quindi una situazione da soluzione finale: tagliare 4mila posti di lavoro nel settore pubblico entro 3 giorni e altri 25mila 500 per fine 2013, diminuire gli stipendi minimi a 350 euro e chiudere gli ospedali visto che lo stato non è più in grado di fornire nemmeno le medicine (cosa che, per inciso, succede anche da noi, dove i malati sono costretti a portare le medicine da casa e nei pronto soccorso non vengono somministrate ma prescritte a chi è in grado di procurarsele…). In cambio, sempre che la Troika consideri positivi progressi fatti (se questi sono giudicabili come progressi…) allora arriveranno gli 8,1 miliardi.
Purtroppo è proprio il settore pubblico a restare il punto dolente delle riforme perchè Atene, nel recente passato, ha pensato di allargare a dismisura le assunzioni statali, pagandone adesso le conseguenze. Conseguenze che dovranno essere scontate prima di lunedì 8 luglio e cioè prima della riunione dei ministri dell’Eurozona. Intanto si parla di una seconda lista dopo quella Lagarde che illustrava nei suoi minimi particolari, i maggiori evasori fiscali (e le conseguenze della quale avrebbero potuto essere esplosive se non si fosse messo tutto a tacere). Stavolta si tratta di una lista Juncker. Perchè? Semplice: sulla lista sono presenti tutti quelli che hanno conti in Lussemburgo, paradiso fiscale nel cuore dell’Unione Europe.
YAHOOFINANCE
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