Nata in Italia ma ‘straniera’, promessa del nuoto non puo’ gareggiare

zaia26 giu. – E’ nata in Italia 10 anni fa, ma da genitori nordafricani, quindi risulta straniera: per questa a una giovane residente nella provincia di Padova, promessa del nuoto sincronizzato, viene impedito di gareggiare. La decisione e’ della Federazione Nuoto, che ha imposto lo stop alle gare, e sul tema si e’ espresso anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Nel pieno rispetto delle regole e delle decisioni della Federazione – ha detto – il caso di questa giovane bambina esclusa dalle gare mi sembra che esprima in tutta la sua concretezza la necessita’ di aprire un dialogo e una riflessione non sullo ius soli, cui rimango contrario, ma sul diritto di cittadinanza.

Serve un segnale di civilta’ e di attenzione nei confronti delle aspirazioni di questa giovane e dei tanti bambini che vivono da anni in Veneto, terra dove l’integrazione e’ concreta, funziona e rappresenta un modello a livello nazionale”. “Questo caso smonta gli alibi e le giustificazioni di chi individua nello ius soli l’unica soluzione ai problemi relativi alla cittadinanza. L’unica colpa della bambina di Camposampiero – spiega Zaia – e’ quella di non essere maggiorenne e non quella di non rispettare le regole perche’ e’ in Italia da oltre dieci anni, non ha nessun legame con la terra di origine dei genitori essendo nata e vissuta qui”. Per Zaia: “C’e’ un evidente cortocircuito burocratico che va risolto e su cui serve una meditazione seria e approfondita.

Il tema che pongo sotto la luce dei riflettori e’ quello di una giovane nuotatrice, una bambina che si allena con le proprie compagne in una squadra locale a testimonianza di una perfetta integrazione con la nostra comunita’. Una vicenda che, mi auguro, inneschi una discussione proficua senza che, per una volta, a simbolo di una mancata o carente integrazione venga portato il solito calciatore strapagato”. “Quella sulla cittadinanza ai bambini – conclude Zaia – e’ una riflessione che parte da una terra come il Veneto, nella quale molti immigrati lavorano in modo onesto, integrandosi nella nostra comunita’: permettere ai loro figli di essere cittadini italiani e’ una questione di vera civilta’ che non a niente a che fare con lo ius soli”. (AGI) .