26 giu – Il somalo, ex Al Qaida e condannato per il rapimento e lo stupro di tre minorenni, aveva fatto ricorso contro l’espulsione sostenendo che avrebbe interrotto il suo percorso di studi.
“La giustizia danese è una farsa” dice ai giornali Desirèè Klein, una delle vittime del mostro di Gullestrup. “Lui ride mentre la mia vita è rovinata e tra poco tornerà nel quartiere a fare quello che vuole”.
Ahmed Mohamed in effetti ridacchia in tutte le foto e, dal suo punto di vista è comprensibile: lo avevano minacciato di una pena durissima seguita dall’espulsione in Somalia, ma tutto si è risolto con una condanna a 6 anni (di cui tre condonati) e nessuna espulsione. In pratica tra due anni è fuori e rivedrà le sue vittime per ora accertate.
Una bambina di 10 anni, la sua amichetta di nove anni, rapite dal parco giochi e Desirèè che oggi ne ha 17 e che non accetta un simile trattamento. Il somalo, con un passato da miliziano di Al Qaida, ha fatto ricorso contro l’espulsione dichiarando che avrebbe rovinato il percorso di studi intrapreso in carcere e affermando di sentirsi pienamente integrato nella società danese.
Ai giudici della corte di Viborg tanto è bastato per considerare l’espulsione un atto che lo avrebbe danneggiato e decidere di non cacciarlo. Del danno irreparabile arrecato alle bambine e a Desirèè invece sembra ai giudici non sembra importare nulla.
Una storia tanto assurda che perfino la pacatissima stampa danese l’ha strillata sulle prime pagine mettendo fianco a fianco la foto sorridente del pedofilo e quella buia di Desirèè e titolando: “Lui riceve aiuto nonostante abbia stuprato delle bambine, lei invece è distrutta e abbandonata”. Una vergogna per l’Europa. mattinonline.ch