21 giu – E’ uscito tra toni trionfali il fatidico “decreto del fare”, giunto a seguito di una riunione lo scorso 15 giugno, suddiviso in ben ottanta punti, tra cui è saltato all’occhio il divieto di pignoramento della prima casa.
Così Letta e i suoi accoliti sono usciti impettiti e fieri di questa “conquista sociale” insperata, grazie alla quale finalmente le famiglie e gli imprenditori potranno dormire sonni tranquilli sul proprio letto, certi che mai nessuno potrà avere il diritto di portarglielo via.
Tuttavia nel raggio di luce improvvisa arrivata da un’aula fino a poco prima “sordida e grigia” ecco che appare l’ombra, il cavillo di un decreto che in realtà è solo apparenza e non cambia assolutamente le carte in gioco. In pratica il governo Letta si è addossato un merito che in realtà non ha, perché i cittadini italiani debitori che possiedono come ultimo immobile la propria dimora, avranno sì salva la casa, ma se e solo se il debito è stato contratto nei confronti dello Stato.
Bella fregatura! Perché chiunque altro invece abbia, malauguratamente, contratto un debito con qualche istituto privato (ormai tutte le banche) che ha promesso il più classico dei “finanziamenti a tasso agevolato“, scoprendo poi invece di essersi inerpicato in una montagna di sabbie mobili, dovrà comunque consegnare chiavi di casa e tappeto rosso al banchiere, che così vedrà rispettato il suo contratto.
Siamo punto e a capo, perché così facendo lo Stato, le cui casse andrebbero rimpinguate, si fa da parte lasciando la più completa libertà d’azione a tutti i soggetti privati, che continueranno indisturbati a far man bassa dei beni di famiglie e imprenditori (trattando allo stesso modo l’automobile come la casa). Questo purtroppo fa capire come qualsiasi governo abbia ormai rinunciato del tutto a porre un limite alla predatorietà di certi istituti privati, i veri padroni dell’economia italiana e non solo.
In un periodo in cui è di moda lanciar veleno contro qualsiasi potere autocratico è invece utile esercizio mentale ricordare la lodevole azione di Putin effettuata contro gli oligarchi russi non appena salito al potere: nel periodo in cui le privatizzazioni selvagge avevano ridotto il popolo russo ancor più alla fame rispetto al bolscevismo, è riuscito a ridare allo Stato il ruolo di supervisore che gli compete.
L’Italia è ben lungi da un cambiamento del genere. ELZEVIRO.NET