Come si potrebbe ridare fiato all’economia italiana e mediterranea

DI CARLO VIOLATI – 18 GIUGNO 2013

euroIl super-Euro degli ultimi anni è certamente uno degli elementi che devono essere studiati per fare un bilancio e stabilire con certezza se ha aiutato, oppure danneggiato l’economia europea nel suo complesso.

L’Italia a un bivio:
1) abbandonare l´euro a gestione tedesca;
2) imporre alla Germania di attuare (come molti economisti suggeriscono) una svalutazione dell´euro per metterlo a pari col dollaro.
Sarebbe la seconda la soluzione migliore.
Quali sono i Paesi in crisi ?
A) l’economia in Spagna non dà segni di ripresa.
B) L’Italia sta meglio della Spagna, ma è in una recessione sempre più
grave, l’occupazione giovanile è crollata e chiudono migliaia di imprese ogni mese.
C) La Francia potrebbe divenire il terzo grande Paese con gravi difficoltà economiche da fronteggiare. Sarkozy ha perso le elezioni proprio per difendere la posizione della Merkel.
D) E la stessa Germania comincia a sentire le difficoltà di vendere nei Paesi mediterranei che sono in crisi. Ma non vogliono svalutare l’euro perché dicono che sono spaventati dalle svalutazioni della Repubblica di Waymar (ma allora un chilo di pane costava milioni di marchi) oggi portarsi alla pari col dollaro significa una svalutazione del 30% (un chilo di pane da 2 euro andrebbe a 2,60 euro.
Comunque a valorizzare questa ipotesi c´è il parere di un Nobel dell´economia, Paul Krugman che sostiene che la politica attuale imposta dalla Germania è “il terzo suicidio imposto dai tedeschi a tutta l´Europa”.
Lo stesso ha dichiarato Nouriel Roubini che ritiene che solo rimettendo in pari il valore dell´euro con quello del dollaro cesserebbero gli attacchi della speculazione che punta sull´abbandono dell´euro da parte della Spagna e forse dell´Italia.
Poi riporto il pensiero di chi ha sperimentato di persona l’eccessivo valore dell’euro:
“Marchionne e l’euro”:
A ottobre avevo scritto che forse l’euro debole avrebbe salvato l’operaio Fiat. Il crollo della domanda italiana e europea costringe le imprese a concentrarsi sulle esportazioni, per incrementare le quali servirebbe un euro debole. Se il valore di una moneta rispetto alle altre dipendesse dall’andamento dell’economia, non ci sarebbero dubbi: l’euro dovrebbe valere molto meno rispetto al dollaro e allo yen, perchè l’economia europea è da tempo più debole. Ma il valore dell’euro rispetto al dollaro e allo yen dipende anche dalle scelte di politica monetaria di Stati Uniti e Giappone, che da tempo stanno sostenendo le rispettive economie attraverso l’emissione di moneta. Dollaro e yen sono dunque tenuti artificialmente bassi ovvero l’euro vale più di quanto dovrebbe valere”.
Sergio Marchionne s’è lamentato delle scelte della BCE, accusata di non tenere al minimo i tassi e di non seguire la FED e la banca centrale giapponese, che emettono moneta in gran quantità per sostenere le rispettive economie. La BCE potrebbe fare lo stesso, se solo non fosse pesantemente condizionata dai tedeschi, che preferiscono un euro un po’ più forte e una politica monetaria meno accomodante.
Da questa analisi si potrebbe scoprire, ad esempio, che quello di cui c’è bisogno oggi è una svalutazione pilotata dell’Euro. Questo consentirebbe di immettere liquidità nel sistema, ma bisogna evitare le speculazioni che potrebbero essere innescate da questo provvedimento: come agire ?
– una ipotesi potrebbe essere quella di dare ad una organizzazione (es. Camere di Commercio) la facoltà di fissare i prezzi derivanti dalla INFLAZIONE CONTROLLATA, generata dall’immissione di nuovi euro.
– Porto un esempio banale: la benzina e il gasolio hanno oggi un prezzo che è costituito solo per piccola parte dal prezzo del petrolio. Una svalutazione del 30% porterà il petrolio a valere di più, ma l’aumento della benzina e del gasolio sarà solo pari all’aumento del petrolio.
SI COMMINANO SANZIONI GRAVI A CHI AUMENTI DEL 30% I PREZZI.
————————————————-
POI CITO UN ALTO FUNZIONARIO DEL TESORO
“Intanto gioverebbe ricordare che siamo entrati nell´euro per mano dei tedeschi, anche se non avevamo le carte in regola, dopo avere accettato un progetto di deindustrializzazione che ha reso poveri noi e ricchi loro. E ora non usciamo dall´euro per non distruggere Berlino”.
Lo dice chiaramente Nino Galloni, altissimo funzionario del tesoro all´epoca del sesto Governo Andreotti, in un’intervista. C´è un video su YouTube di circa un´ora in cui Galloni ben spiega la vicenda.
Con la conservazione della moneta euro, riportato al valore uguale o di poco inferiore al dollaro:
– si potranno evitare altri traumi simili alla crescita dei costi che deriverebbe dal ritorno alla vecchia lira (quando c´è stata la creazione della nuova moneta e l´abbandono della lira, un euro che era stato quotato 1936 vecchie lire è divenuto subito equivalente, come potere di acquisto, alle vecchie mille lire. Nel cambio di moneta è stato facile speculare sulla novità);
– si potrebbe imporre agli italiani di non riportare subito sui prezzi gli effetti della svalutazione (controllo sui prezzi in cambio di una forte riduzione delle imposte);
– si rivaluterebbero i beni pubblici da cedere al mercato per ridurre il debito pubblico;
– si ridarebbe slancio all´economia ed alle esportazioni;
– si potrebbe utilizzare buona parte della nuova massa monetaria per ridurre il debito pubblico.
Conviene ricordare che la svalutazione nella storia non ha mai procurato danni troppo gravi (basta dare ai lavoratori il modo per recuperare il potere di acquisto) ma la recessione ha sempre creato danni gravissimi.