12 giu. – La comunita’ internazionale alza la voce con il governo di Ankara e chiede di rispettare il diritto dei cittadini turchi ad esprimere pacificamente il proprio dissenso. Intanto il partito islamico ‘moderato’ Akp al potere, dopo l’incontro tra il premier Recep Tayyip Erdogan e una delegazione di artisti, accademici e studenti che tentano di mediare con la piazza che peraltro non la riconosce come propria rappresentante, ha annunciato di essere pronto a valutare l’ipotesi di indire un referendum sulla destinazione di piazza Taksim ad Istanbul a patto che i manifestanti sgomberino immediatamente il parco Gezi dove si sono rifugiati.
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Istanbul ha vissuto la notte piu’ violenta da quando sono cominciate le proteste contro il governo islamista, che pero’ continua a liquidare i dimostranti come “barboni” e “saccheggiatori”. E allora il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha lanciato un appello alla calma e al rispetto dei diritti umani. “Il segretario generale ha invitato alla calma e a risolvere le controversie attraverso il dialogo”, ha dichiarato il portavoce. “Le proteste dovrebbero essere pacifiche e il diritto a manifestare e alla liberta’ di espressione dovrebbe essere rispettati, in quanto cardini di uno stato democratico”, ha concluso.
La Casa Bianca, che in passato ha indicato la Turchia di Erdogan come un esempio di democrazia musulmana, si e’ detta preoccupata e ha sollecitato il dialogo tra governo e manifestanti. Anche l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha chiesto ad Ankara di indagare “rapidamente e completamente” per accertare le responsabilita’ della polizia nell'”uso eccessivo della forza contro manifestanti pacifici”. “La notte scorsa”, ha detto Ashton, “la polizia ha lanciato un’offensiva per sgomberare i manifestanti dalla piazza Taksim a Istanbul. Sono stati usati gli idranti e i lacrimogeni, e si sono viste scene di violenza anche ad Ankara e Izmir, con feriti. Una volta di piu’, i metodi utilizzati dalla polizia sono causa di grande preoccupazione”.
Ancora, Ashton ha ricordato che la Turchia, in quanto paese candidato all’ingresso nell’Unione, “deve puntare ai piu’ elevati standard e pratiche democratiche: questo comprende la liberta’ di espressione e di riunione, la liberta’ di stampa e quella di religione“. E’ accelerando verso l’adesione della Turchia all’Ue, e non bloccandola, che l’Europa puo’ dare il suo contributo alla soluzione della grave crisi, ha puntualizzato il commissario Ue all’Allargamento, Stefan Fule, parlando nell’aula del Parlamento europeo in seduta plenaria a Strasburgo.
Fule, a Istanbul la scorsa settimana per discutere delle relazioni fra l’Ue e la Turchia, ha ricordato di aver ribadito anche in quella occasione la condanna europea dell’uso della forza, e invitato i responsabili del governo “al dialogo e al compromesso perche’ la democrazia non si deve limitare alle elezioni politiche”.
Intanto cominciano ad apparire diverse le posizioni della leadership di Ankara. Il presidente Abdullah Gul, lanciando un appello al dialogo, ha smentito il suo premier, Erdogan, escludendo che all’origine delle proteste antigovernative ci sia una cospirazione internazionale contro il suo Paese. Quanto alle ragioni dei manifestanti, Gul ha spiegato che “se la gente ha obiezioni” da fare, “bisogna impegnarsi in un dialogo per ascoltare cosa dicono. E’ senza dubbio il nostro dovere”. “E’ “normale”, ha spiegato, che i media internazionali seguano da vicino le manifestazioni di malcontento in Turchia. “Come noi seguiamo gli eventi che accadono negli altri Paesi, gli altri seguono cio’ che sta accadendo qui”, ha detto il presidente turco. “Alcuni puo’ darsi che stiano facendo del buon giornalismo, ma altri no e questo danneggera’ la credibilita’ di questi media. Anche in Turchia, i media hanno forme diverse di riferire i fatti“, ha aggiunto.
Taksim, la piazza da dove e’ partita quella che gia’ in molti definiscono la ‘Primavera sul Bosforo’, era un cumulo di macerie, ma ormai sotto il saldo controllo delle forze dell’ordine: ruspe e camion dell’immondizia l’hanno ripulita e riordinata dei residui carbonizzati delle barricate e degli improvvisati bivacchi dei manifestanti, in gran parte abbandonati. Sorvegliati da decine di agenti in assetto antisommossa, le auto e i bus sono tornati nella piazza, per la prima volta da 10 giorni. Solo poche centinaia di manifestanti sono rimasti in un accampamento nel Parco Gezi, adiacente alla piazza.