11 giu. – Limitare il potere crescente dei “colossi di Internet”, che rischiano di diventare intermediari esclusivi tra produttori e consumatori. E’ una delle raccomandazioni formulate da Antonello Soro, Garante della privacy, nella Relazione annuale sull’attivita’ svolta nel 2012 dal’Authority. Una relazione tutta incentrata sui rischi ai quali le nuove tecnologie espongono la nostra riservatezza praticamente in ogni momento della vita quotidiana.
“Non dovremmo permettere – ha ammonito Soro – che i dati personali, che hanno assunto un valore enorme, diventino di proprieta’ di chi li raccoglie” finendo con l’orientare le scelte individuali. Mentre dagli Stati Uniti rimbalzano, ad “accrescere i nostri timori”, le notizie sul ‘Datagate’, anche in Italia crescono le violazioni alla privacy (634 soltanto l’anno scorso) per circa 3 milioni e 800mila euro di sanzioni amministrative: nel contatto con il pubblico, l’Autorita’ ha dato riscontro a circa 35mila quesiti, riguardanti in particolare problematiche legate al telemarketing, al web, alla pubblicazione di documenti da parte della P.a., alla videosorveglianza, al rapporto di lavoro. “Nell’epoca della connessione continua – ha ricordato ancora il Garante – si diffonde il mito della trasparenza assoluta che elimina ogni opacita’” ma “non necessariamente trasparenza totale significa verita’ e la riservatezza non e’ sempre invocata per nascondere qualcosa in modo deprecabile“.
Se da un lato “le nuove tecnologie ci hanno in parte liberato dalla tirannia dello spazio e del tempo”, dall’altro “impongono nuove servitu’: ritenerle un propagatore naturale di democrazia puo’ essere riduttivo, fuorviante, a volte persino pericoloso”.
Soro ha invocato “la ricerca di un equilibrio fra trasparenza dell’azione amministrativa e privacy dei cittadini” e sollecitato protezione “soprattutto nei confronti dei soggetti affidati alla potesta’ dello Stato: detenuti, internati o stranieri ristretti nei Centri di identificazione ed espulsione. Soggetti la cui fragilita’, per natura o circostanza, li rende davvero ‘nudi’ di fronte all’autorita’”.
Un capitolo importante e’ quello dedicato all’informazione, in particolare a quella giudiziaria che “deve rispondere a finalita’ di interesse pubblico e non a tensioni voyeuristiche, nella consapevolezza che non tutto cio’ che e’ di interesse del pubblico e’ necessariamente di pubblico interesse”. L’invito e’ a gestire le intercettazioni (“risorsa investigativa insostituibile”) “con molta cautela”, per evitare fughe di notizie e, soprattutto, non violare la dignita’ degli interessati.
Nelle prossime settimane, l’Authority adottera’ “un provvedimento generale” proprio “per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni”. C’e’ da fare i conti anche con la “nuova frontiera” rappresentata dal fenomeno del “bullismo mediatico”: perche’ la Rete “puo’ essere utilizzata come canale di propagazione di ingiurie, minacce, piccole o grandi vessazioni, fondate sull’orientamento di genere o dirette contro le donne in quanto tali ovvero le minoranze etniche o religiose: con conseguenze a volte drammatiche”.