Cosa chiedono Usa, Qatar e Turchia all’opposizione siriana

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10 giu – Probabilmente, la migliore descrizione dell’effettivo programma di Washington per la Siria, e non solo per la Siria, è stata fornita da Noureddin Merdaci nel suo articolo intitolato “I piani elaborati da traditori siriani al servizio delle monarchie imperialiste del Golfo.
In questo articolo si analizza come, nel novembre scorso a Doha, l’amministrazione Obama e i suoi Stati satelliti nella regione, in particolare il Qatar, hanno cercato di imporre l’ordine del giorno degli Stati Uniti alle forze dell’“opposizione siriana”, loro fantoccio:
“…Il velo comincia a sollevarsi sulle circostanze del ‘conclave’ tenutosi a Doha ai primi di novembre, che ha visto una eterogenea ‘opposizione’ – divisa, senza un programma e senza prospettive – dotarsi di un leader, Moez Ahmed al-Khatib , e di una ‘Coalizione’.
“Ma per raggiungere questo obiettivo, secondo fonti ferrate sull’argomento, gli “oppositori” siriani hanno ricevuto l’ingiunzione dal Qatar di ‘trovare’ un accordo, condizione sine qua non,… prima di lasciare la sala messa a loro disposizione. Ciò significa che l’‘opposizione siriana’ aveva una pistola puntata sulla testa, costringendola a raggiungere almeno un accordo minimo. Il primo ministro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber al-Thani, si interessava personalmente della riunione e dei suoi esiti…
“Allora, a Doha, è risultato inevitabile ‘unificare’ l’opposizione, la cui credibilità era stata messa in discussione, perfino da parte di uno dei suoi principali sponsor, gli Stati Uniti, che hanno fatto pesare tutta la loro influenza per ripristinare una parvenza di coerenza e visibilità ad una opposizione costruita completamente dalla Francia, Qatar, e Stati Uniti in particolare, e sostenuta dalla Turchia …. Doha ha rappresentato una rimessa in carreggiata di una ribellione che non era stata in grado di raggiungere gli obiettivi richiesti dai propri sponsor.”
Ma la parte più rivelatrice di questo articolo è la descrizione della lista delle condizioni imposte dagli Stati Uniti al futuro governo fantoccio della Siria:
“Di fatto, siamo in grado di meglio capire la situazione quando prendiamo conoscenza dei termini del ‘Protocollo di Doha’ , un documento che siamo riusciti a consultare, redatto in 13 punti:
  1. La Siria deve ridurre il numero dei soldati dell’esercito siriano a 50.000 unità;
  2. La Siria farà valere il suo diritto di sovranità sul Golan solo con mezzi politici. Entrambe le parti firmeranno accordi di pace sotto l’egida degli Stati Uniti e del Qatar;
  3. La Siria deve sbarazzarsi, sotto la supervisione degli Stati Uniti, di tutte le sue armi chimiche e biologiche e di tutti i suoi missili. Questa operazione deve essere effettuata sul territorio della Giordania;
  4. Deve rinunciare a qualsiasi pretesa di sovranità su Liwa Iskenderun (Alessandretta) e ritirarsi in favore della Turchia dai villaggi di confine abitati da Turkmeni nei ‘muhafazahs’ di Aleppo e Idlib;
  5. Deve espellere tutti i membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, e consegnare quelli ricercati dalla Turchia. Questo Partito deve essere aggiunto alla lista delle organizzazioni terroristiche;
  6. Deve annullare tutti gli accordi e i contratti stipulati con la Russia e la Cina nei settori delle trivellazioni e degli armamenti;
  7. Deve concedere al Qatar il passaggio del gasdotto attraverso il territorio siriano verso la Turchia e quindi verso l’Europa;
  8. Deve consentire il passaggio di acquedotti attraverso il territorio siriano, dalla diga di Atatürk verso Israele;
  9. Il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti si impegnano a ricostruire ciò che è stato distrutto dalla guerra in Siria, a condizione che le loro imprese abbiano l’accesso esclusivo agli appalti per la ricostruzione e per lo sfruttamento del petrolio e del gas siriano;
  10. Deve mettere fine alle relazioni con Iran, Russia e Cina;
  11. Deve rompere le relazioni con Hezbollah e con i movimenti di resistenza palestinesi;
  12. Il regime siriano deve essere islamico e non salafita;
  13. Questo accordo entrerà in vigore non appena il potere verrà assunto [nota del redattore (algerino):… dalla ‘Opposizione’].”
Correttamente, l’autore dell’articolo osserva:
 “Questo è il prezzo delle pressioni straniere e della sottomissione e del tradimento da parte degli Stati arabi. Un prezzo elevato, un prezzo esorbitante, per la Siria, che tuttavia personaggi che si definiscono ‘Siriani’ hanno approvato. In effetti, questo accordo, o meglio ‘Protocollo’, è dunque il prezzo che l’opposizione siriana dovrà pagare una volta installata al potere a Damasco, come stabilito dall’articolo 13 dell’‘Accordo di Doha’.
“In questo modo, ognuno degli sponsor della ‘rivolta del popolo siriano’ ha aiutato se stesso, assecondando i suoi propri interessi e appetiti.
Gli Stati Uniti, disarmando la Siria e allontanando questa nazione dai suoi amici;
la Turchia, recuperando villaggi siriani e modificando le frontiere comuni in base ai suoi interessi;
il Qatar, garantendosi contratti per la ‘ricostruzione’ del paese;
l’Arabia Saudita, con l’insediamento di un regime islamico secondo la sua devozione religiosa.
“Questa è una effettiva  castrazione della Siria, che verrà spogliata della sua sovranità proprio come è avvenuto per l’Egitto con gli Accordi di Camp David nel 1979.
In buona sostanza, è come se l’‘Opposizione’ – sostenuta a distanza dal Qatar – chiedesse l’immediato riconoscimento di Israele, tuttavia, attraverso un negoziato politico ai sensi dell’articolo 2 del “Protocollo di Doha”.
“Siamo in presenza della spartizione del tesoro siriano! Mai vengono poste le questioni sulla democrazia, la libertà, i diritti umani, la costruzione di una nuova Siria, in cui i Siriani, qualunque sia la loro origine etnica, la loro religione e le loro convinzioni personali, possano godere degli stessi diritti. Invece, ciascuno degli ‘sponsor’ si è servito per primo, afferrando tutto quello che bramava …”
http://uspeacecouncil.org/?p=2266
Tradotto da  Curzio Bettio

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