Gentile Direttore,
la denatalità ha ingessato l’Italia più ancora della congiuntura economica globale. Bisogna urgentemente correre ai ripari. In Francia e Germania le grosse aziende mettono a disposizione asili nido per i figli dei dipendenti. Da loro è considerato un investimento. In Italia suona invece come una bestemmia. Infatti ci stiamo estinguendo e i nostri (pochissimi) giovani non potranno pagare la pensione ai loro genitori (ognuno di loro dovrà mantenere due pensionati, il che è impensabile, e, oltre al danno la beffa, non vedrà mai la sua pensione).
Per risollevare questo malandato Paese bisogna fare quello che si fa altrove: le grosse aziende (diciamo con oltre 50 dipendenti), sia pubbliche che private, devono per legge mettere a disposizione per i loro dipendenti asili gratuiti per i dipendenti. Lo Stato dovrà integrare, istituendo asili nido gratuiti per tutti. Si spenderà 10 per ricavare 100. Ecco le mie proposte per il governo dell’Italia.
1) Politica demografica: il nostro sistema sociale sta implodendo a causa della denatalità. Il nostro Paese è ormai popolato da anziani e da badanti e, come ho già detto, non c’è un numero sufficiente di giovani che possa garantire un ricambio fisiologico e generare le risorse economiche per pagare le pensioni. L’immigrazione non risolve il problema, ma lo aggrava. Già ora stiamo pagando le pensioni ai parenti degli immigrati con permesso di soggiorno (parenti che non hanno mai versato un soldo), grazie alle fallimentari leggi sui i congiungimenti familiari (imposte dall’Unione Europea?) Inoltre le rimesse degli immigrati finiscono all’estero, anemizzando la circolazione interna e impoverendo l’Italia.
2) Immigrazione: vanno sigillate le frontiere, con o senza l’aiuto (finora inesistente) dell’Europa, impedendo gli sbarchi, come mi pare facciano, per esempio, Spagna, Grecia, Portogallo e Australia. Perché gli emigranti non attraversano il brevissimo stretto di Gibilterra, scegliendo invece la via molto più lunga verso Lampedusa? Chi non ha titolo a restare va rimpatriato.
3) Giustizia: basta con gli sconti di pena e lo scellerato, nonché iniquo buonismo; i delinquenti sono vezzeggiati e coccolati, le loro vittime umiliate e beffate. Tutto il sistema di amministrazione della giustizia va ripensato e ridisegnato dalle fondamenta, perché l’attuale andazzo ci sta inesorabilmente trascinando verso la legge della giungla e verso la tentazione della giustizia ”fai da te”. Gli immigrati scontino la pena nei Paesi d’origine.
4) Scuola: va controriformata, cancellando le riforme degli ultimi 40 anni. Bisogna recuperare rigore, serietà e anche selettività. L’Università-diplomificio è una fabbrica delle illusioni, le lauree inflazionate non consentono un’occupazione compatibile con il titolo di studio e sono una presa in giro per gli studenti e per le loro famiglie. I nostri titoli di studio sono ormai spendibili solo all’estero e per i nostri giovani la prospettiva è quella di diventare una generazione di emigranti, che lasciano un Paese di anziani e di macerie.
5) Famiglia: bisogna rendere compatibili lavoro e famiglia. La donna deve troppo spesso rinunciare alla maternità perché nell’attuale sistema (che va radicalmente ripensato) allevare figli è un’impresa ai limiti delle possibilità umane. Mancano del tutto i servizi alle madri lavoratrici. Così come la scuola pubblica è gratuita, gratuiti devono essere gli asili nido, anche per le famiglie ricche, che con le tasse versate li hanno già abbondantemente pagati.
6) Lavoro: bisogna ridare dignità al lavoro manuale, che ora è aborrito, disprezzato e sottopagato. Si devono creare nuovi posti di lavoro istituendo asili nido statali e gratuiti, che coprano l’intero orario della giornata lavorativa. Ciò renderebbe compatibile il lavoro con la maternità.
7) Industria: non bisogna consentire che l’industria italiana venga smantellata per essere portata all’estero, dove la manodopera costa meno; a tale scopo vedo come male minore l’imposizione di adeguati dazi sulle merci di importazione. Rilanciando la natalità si rilanceranno i consumi interni e l’industria italiana, istituendo dazi sulle merci di importazione.
8) Euro e politica monetaria: la rinuncia all’euro, ora pressoché improponibile perché nell’immediato avrebbe pesantissime conseguenze sull’economia italiana, nel lungo periodo ci renderebbe però più competitivi e ci restituirebbe un maggior potere d’acquisto. Essa ci consentirebbe di ritornare in possesso di una banca nazionale e di una politica monetaria (svalutazione pilotata al bisogno) per rilanciare la produzione interna e i consumi interni. Se da una parte la moneta nazionale potrebbe perdere potere d’acquisto verso l’estero, dall’altra riacquisterebbe potere d’acquisto nel mercato interno, secondo un processo inverso a quello che si è verificato con l’introduzione dell’euro (che si è letteralmente mangiato gli stipendi degli Italiani). I dazi sulle merci importate devono valere anche per quelle prodotte da industrie a capitale italiano delocalizzate all’estero.
9) Etica sociale: bisogna stabilire delle regole ispirate all’etica nell’ambito del lavoro e del commercio. Va premiato il lavoro produttivo, che costruisce beni concreti, mentre vanno impedite le furberie di coloro che creano ricchezze sulla carta attraverso giochi di prestigio, attraverso la ”finanza creativa” e i cosiddetti ”derivati”, o inventandosi società camaleontiche e fittizie che si trasformano in scatole cinesi per frodare il fisco e riciclare i soldi delle mafie. Questo tipo di crimine oggi è incoraggiato e tutelato. Le banche vanno trattate come ”osservate speciali” e controllate a vista.
Con i più distinti e cordiali saluti.
Omar Valentini