31 magg – Un Paese indietro di 25 anni, che non è stato capace di ”rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici”. E’ severa l’analisi illustrata dal Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nella sua relazione all’assemblea di Palazzo Koch.
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”L’aggiustamento richiesto e così a lungo rinviato ha una portata storica; ha implicazioni per le modalità di accumulazione del capitale materiale e immateriale, la specializzazione e l’organizzazione produttiva, il sistema di istruzione, le competenze, i percorsi occupazionali, le caratteristiche del modello di welfare e e la distribuzione dei redditi, le rendite incompatibili con il nuovo contesto competivito, il funzionamento dell’amministrazione pubblica”. ”E’ un aggiustamento che necessita del contributo decisivo della politica, ma è essenziale la risposta della società e di tutte le forze produttive”, sottolinea Visco.
L’Europa, l’Italia si trovano ancora “a un passaggio difficile”. E per superarlo “non possiamo permetterci cali di tensione: dobbiamo insistere nell’opera di riforma“, insiste Visco.
Nelle sue ‘Considerazioni finali’, sono diversi i passaggi che fanno riferimento all’azione di riforma che, denuncia, “ha perso vigore nel corso dell’anno passato, anche per il progressivo deterioramento del clima politico”. Ora, nel “riprenderla con decisione”, secondo il numero uno di Via Nazionale, “è indispensabile seguire un approccio organico, che fissi subito gli obiettivi in un orizzonte di medio periodo”.
Le riforme di struttura, spiega, “richiedono tempo, possono essere attuate in sequenza, purché definite in quadro complessivo che ne renda immediatamente chiari le finalità, le implicazioni, i benefici”. Perché “un programma credibile può incidere da subito sulle aspettative, eliminando le incertezze e favorendo la fiducia degli investitori, le prospettive di occupazione e di reddito, soprattutto dei giovani che oggi stentano ad immaginare un futuro nel nostro Paese”.
”La recessione sta segnando profondamente il potenziale produttivo, rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale”, avverte Visco. ”Il prodotto interno lordo del 2012 – ricorda – è stato inferiore del 7% a quello del 2007, il reddito delle famiglie di oltre il 9, la produzione industriale di oltre un quarto. Le ore lavorate sono state il 5,5% in meno, la riduzione del numero di persone occupate superiore al mezzo milione”. E, ancora, prosegue il Governatore, ”il tasso di disoccupazione, pressoché raddoppiato rispetto al 2007 e pari all’11,5% lo scorso marzo, si è avvicinato al 40 tra i più giovani, ha superato questa percentuale per quelli residenti nel Mezzogiorno”.
Poi il richiamo alla politica del governatore: “I rappresentanti politici stentano a mediare tra interesse generale e interessi particolari: i cittadini ne ricevono segnali contrastanti e incerti”. Le riforme, spiega quindi il numero uno di Via Nazionale, “non possono essere sempre chieste a chi è altro da noi; tutti dobbiamo impegnarci: imprese, lavoratori, banche, istituzioni”.
Parlando del lavoro, Visco sottolinea: ”Negli anni a venire i giovani non potranno semplicemente contare di rimpiazzare i più anziani nel loro posto di lavoro”. ”Vanno assicurate – dice – sin d’ora le condizioni per favorire la nascita e la crescita di imprese nuove, generare nuove opportunità di impiego”.
Il Governatore difende il rigore invitando a preservare i progressi compiuti sul fronte dei conti pubblici perché ”disperderli avrebbe conseguenze gravi”. “Un bilancio pubblico in equilibrio – evidenzia – , al di là delle contingenze cicliche e con una composizione favorevole allo sviluppo e al lavoro, è il presupposto di ogni politica efficace ed equa”.
Anche il 2013 ”si chiuderà con un forte calo dell’attività produttiva e dell’occupazione”, avverte. Un’inversione del ciclo economico verso la fine dell’anno ”è possibile” e ”dipenderà dall’accelerazione del commercio mondiale, dall’attuazione di politiche economiche adeguate, dall’evoluzione positiva delle aspettative e delle condizioni per investire, dalla disponibilità di credito”.
Visco non usa giri di parole per descrivere l’impatto che la carenza di credito sta avendo sull’economia reale: una “spirale negativa” che “va spezzata”. La premessa è che “la congiuntura sfavorevole “comprime oggi la domanda di credito” e che “la contrazione dei prestiti riflette la flessione degli investimenti delle imprese, la caduta degli acquisti di beni durevoli e la debolezza del mercato immobiliare”. Ma, riconosce il numero uno di Via Nazionale, alla diminuzione degli impieghi “contribuisce, in maniera significativa, l’irrigidimento dell’offerta, legato al deterioramento del merito di credito della clientela e ai suoi riflessi sulla qualità degli attivi bancari”.
Sul fronte fiscale il Governatore indica la rotta: ”Riduzioni di imposte, necessarie nel medio termine, pianificabili fin d’ora, non possono che essere selettive, privilegiando il lavoro e la produzione”. Infatti, evidenzia, ”il cuneo fiscale che grava sul lavoro frena l’occupazione e l’attività d’impresa”.