L’Eurozona restera’ in recessione nel 2013, Pil in calo

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29 mag. – L’Eurozona restera’ in recessione nel 2013, con un Pil stimato in calo dello 0,6% e una disoccupazione vista al 12,1%, in aumento di quasi un punto percentuale rispetto all’anno passato. E’ quanto prevede l’Ocse nel suo Economic Outlook. In questo contesto, avverte l’organizzazione di Parigi, la Bce dovrebbe agire in modo piu’ risoluto, abbassando ulteriormente il costo del denaro e valutando l’acquisto di titoli sul mercato, mentre i governi devono stimolare crescita e occupazione attraverso “riforme strutturali del mercato del lavoro e dei servizi”.

Nel 2014, aggiunge l’Ocse, l’economia dell’Eurozona dovrebbe registrare una crescita dell’1,1%, sebbene il tasso di disoccupazione sia destinato a salire ancora, toccando il 12,3%. Nell’area euro, si legge nel documento, “l’attivita’ economica continua a contrarsi, riflettendo il consolidamento fiscale in corso, la debole fiducia e le strette condizioni del credito, specialmente nei paesi periferici”. “E’ previsto che la crescita non si riprenda che lentamente durante il secondo semestre del 2014, grazie al rallentamento del ritmo del consolidamento fiscale e al rafforzamento della domanda privata sulla scia del miglioramento del clima di fiducia e di una minore frammentazione dei mercati finanziari”, si legge ancora nell’Outlook, “l’elevata disoccupazione e la capacita’ in eccesso deprimeranno le pressioni inflazionistiche”. Quanto al consolidamento fiscale “dovrebbe continuare, alla luce dei livelli di debito ancora elevati” ma andrebbe approcciato con flessibilita’, soprattutto in caso di crescita minore delle attese.

A fronte di un simile quadro, suggerisce l’Ocse, la Bce dovrebbe “portare il tasso sui depositi sotto lo zero” e agganciare gli obiettivi di politica monetaria all’inflazione sul modello della Federal Reserve. “Ulteriori misure non convenzionali potrebbero essere necessarie per migliorare la trasmissione della politica monetaria”, aggiunge l’Ocse, “in particolare potrebbero essere considerati ulteriori acquisti di asset”. E’ inoltre “critica” la creazione dell’unione bancaria, che ridurrebbe le interazioni negative tra debito bancario e debito sovrano, laddove “un’insufficiente risposta della politica” resta “un rischio enorme” . agi