26 magg – Sono tutti in Scandinavia i Paesi del mondo dove madri e figli vivono meglio: sono Finlandia, Svezia e Norvegia, mentre quelli dove le condizioni sono peggiori si trovano nell’Africa sub-sahariana con il Congo che chiude la classifica. L’Italia e’ al diciassettesimo posto.
E’ quanto emerge dal 14.mo Rapporto di Save the Children sullo “Stato delle madri nel mondo”, diffuso oggi. Il rapporto si basa su cinque indicatori: salute materna e rischio di morte per parto, benessere dei bambini e tasso di mortalità entro i 5 anni, grado di istruzione, condizioni economiche e Pil procapite, partecipazione politica delle donne al governo. E i dati mettono in evidenza le enormi disparità tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo: così, per esempio, se le finlandesi possono contare su ben 17 anni di istruzione, le donne congolesi su 8, le somale solo su 2. Se il tasso di mortalità dei bambini entro i 5 anni nella Repubblica Democratica del Congo è di 167 su mille nati vivi, in Finlandia il tasso precipita a 3 su mille.
La stessa differenza si riscontra anche nel tasso di partecipazione femminile alla vita politica: in Finlandia la percentuale di seggi in Parlamento occupati da donne e’ il 42,5% contro l’8,3% del Congo. Per quanto riguarda l’Italia, le condizioni di salute delle mamme e dei bambini raggiungono livelli alti (il tasso di mortalità femminile per cause legate a gravidanze e parto è pari a 1 ogni 20.300, quello di mortalità infantile è di 3,7 ogni 1000 nati vivi), come abbastanza alto è il livello di istruzione delle donne, pari a 16 anni di formazione scolastica.
Benché la scarsa percentuale media di partecipazione politica delle donne fotografata dal Rapporto (20,6%) abbia subito un deciso incremento in occasione delle ultime elezioni (28,6% al Senato e 31,3% alla Camera), siamo ancora distanti perfino da paesi come Angola (38%) e Mozambico (39%). Il documento mette a fuoco le morti precocissime dei neonati: ben 1 milione di bambini ogni anno non sopravvive al primo giorno, e anche in questo caso il triste primato spetta ai Paesi africani, Somalia in testa (18 bambini morti su 1000 nati).
A livello numerico, invece, è l’Asia del Sud la regione in cui si verifica ben il 40% delle morti durante il primo giorno di vita. Nonostante l’incredibile crescita economica degli ultimi anni, l’India guida questa classifica con 309.300 bambini morti nel primo giorno, pari al 29% del totale mondiale, ed è in questo paese che si conta il maggior numero di mamme che muoiono per gravidanza o parto. Sebbene dal 1990 il tasso di mortalità dei bambini entro i 5 anni di vita e la mortalità delle mamme siano calati rispettivamente del 40% e 50%, ogni giorno nel mondo 800 donne muoiono ancora per cause legate alla gravidanza o al parto, mentre sono quasi 7 milioni i bambini che muoiono prima di compiere 5 anni, di cui 3 milioni non superano il mese di vita.
La quasi totalità delle morti di neonati e delle loro mamme si verifica nei paesi in via di sviluppo, dove è fatale la mancanza di servizi sanitari di base e di assistenza al parto. Salta all’occhio nel Rapporto il 30.mo posto occupato dagli Usa per lo stato di benessere delle mamme e dei loro figli. Tra i paesi industrializzati, gli Stati Uniti addirittura guidano la classifica per mortalità dei neonati: ogni anno più di 11.000 bambini americani muoiono durante il loro primo giorno di vita. Nonostante le condizioni dell’istruzione ed economiche siano soddisfacenti, collocandosi tra i 10 migliori paesi, altrettanto non emerge per quanto riguarda la salute delle madri, del benessere dei bambini e per la partecipazione politica.