Il Nepal apre alla Cina e si scatena la tratta delle donne

nepal20 magg – I comunisti  nepalesi una volta arrivati al governo hanno ribaltato le storiche alleanze e l’amicizia con la Cina ha sostituito quella con l’India. I tibetani sono stati le prime vittime, visto che i comunisti nepalesi hanno promesso a Pechino di sigillare i confini col Tibet e di “tenere d’occhio” i vecchi rifugiati, ma anche i nepalesi non se la passano bene.

 Decine di donne nepalesi sono state strappate dalle mani di aguzzini senza scrupoli che grazie alle nuove norme “amichevoli” superano il confine con un permesso giornaliero per essere sfruttate in bar e locali notturni, oppure vengono vendute a uomini cinesi.

Lo denuncia l’attivista Anuradha Koirala, presidente e fondatrice di Maiti Nepal, organizzazione che si batte per i diritti umani e vincitrice nel 2012 del Premio CNN-Hero.

Ragazze di età diversa sono sempre più invischiate nel mercato della prostituzione o vendute in spose a uomini cinesi per denaro; un fenomeno acuito dalla aberrante politica del figlio unico voluta dalle autorità comuniste cinesi, che ha portato a una progressiva diminuzione della popolazione femminile locale. “Dato che le donne nepalesi non capiscono il cinese – aggiunge l’attivista Koirala – spesso gli uomini hanno un comportamento brutale nei loro confronti, finendo per picchiarle in modo selvaggio se non ubbidiscono”.

Secondo le ultime stime emerge che il commercio di vite umane negli ultimi anni è raddoppiato. “La maggior parte delle donne – conclude la presidentessa di Maiti Nepal – ottiene un permesso di un giorno per varcare il confine, ma raramente fanno ritorno. I trafficanti le spostano ogni due, tre mesi in luoghi diversi per evitare di venire scoperti”.

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