19 magg . Suscita sempre molto scalpore e indignazione pensare che una banca italiana, il Monte dei Paschi di Siena, sia stata salvata con i soldi dei contribuenti italiani, appositamente spremuti di tasse. Tanto più se si considera che questi soldi, il più delle volte, sono denari tolti a persone che non ne hanno, soprattutto in questo periodo di crisi.
Nei mesi scorsi, magari da parte di chi cavalca l’onda dell’emotività, è stato detto che il gettito dell’Imu sulla prima casa, tanto discusso in questi giorni, sia servito proprio per il salvataggio del Monte Paschi. Cosa che, evidentemente, costituisce una mezza verità, essendo, quell’imposizione fiscale, non una tassa di scopo e men che meno soggetta a vincolo di destinazione. Banalizzando, possiamo dire che quando si pagano le tasse, queste finiscono in un “salvadanaio” e il governo “decide” poi come utilizzare queste risorse, il più delle volte in maniera sbagliata e talvolta clientelare. Nel caso specifico, il governo ha ritenuto opportuno destinare 4 miliardi di euro al salvataggio del Monte Paschi. Giusto o sbagliato che sia, tanto è.
Molto discusso a proposito del MES e dei soldi versati dall’Italia ai vari piani di salvataggio europei e ad oggi, possiamo affermare che i soldi versati nei vari piani di salvataggio ammontano a circa 45 miliardi di euro. Poco importa sapere che questa enorme massa di denaro sia stata presa in prestito sui mercati, perché, è evidente, l’Italia non dispone(va) di queste risorse all’atto del versamento. Quindi si sono contratti dei prestiti, sui quali, lo stato (ossia il contribuente), dovrà pagare gli interessi in base alle dinamiche dei tassi a cui è stata esposta l’Italia all’atto dell’emissione dei titoli che hanno consentito la raccolta di risorse successivamente versate nei salvataggi.
Volendo giungere ad una quantificazione dell’impatto che avranno in 45 miliardi di euro in termini di interessi corrisposti ai finanziatori, potremmo agevolmente affermare che questi incideranno per ben oltre 2 miliardi all’anno, almeno fino a quando i titoli già emessi non verranno rimborsati e sostituiti con nuove emissioni a tassi più contenuti dei precedenti, sempre che ce ne sia occasione. Una cifra enorme che pesa sulla testa di ogni italiano, di oggi, e di domani.
Ma se vi siete indignati per il salvataggio del Monte Paschi, spero che abbiate il cuore abbastanza forte per sapere che questi soldi sono stati versati per salvare le banche spagnole attraverso il fondo salva stati ESM, nell’occasione, appositamente intervenuto nella veste di fondo salva banche. E i dati ce li fornisce proprio l’ESM in una nota che potete trovare QUI
Nel documento si legge che, già dal luglio 2012, l’Eurogruppo ha accordato aiuti finanziari al settore bancario della Spagna a seguito di una richiesta ufficiale da parte del governo spagnolo. Gli aiuti erogati sono circa 39.5 miliardi di euro e sono stati forniti al Fondo de Restructuración Ordenado Bancaria (FROB), il fondo di ricapitalizzazione delle banche del governo spagnolo, e poi canalizzati agli istituti finanziari interessati: BFA-Bankia, Catalunya-Caixa, NCG Banco, Banco de Valencia, Banco Mare Nostrum, Banco Ceiss, Caja 3 e Liberbank, oltre che alla SAREB.
L’obiettivo è quello di ricapitalizzare il settore bancario spagnolo e ripristinare la fiducia del mercato in Spagna.
Il contributo concesso dall’Eurogruppo – si legge – è progettato per coprire il deficit stimato dei requisiti di capitale con un ulteriore margine di sicurezza, che coprirà le esigenze di finanziamento fino a € 100 miliardi.
L’assistenza finanziaria concessa alla Spagna è subordinata al perseguimento di piani di ristrutturazione del sistema bancario e saranno inoltre realizzate riforme relative alla governance, alla vigilanza e alla regolamentazione del settore finanziario. In parallelo, la Spagna dovrà rispettare pienamente gli impegni e gli obblighi derivanti procedura per i disavanzi eccessivi e le raccomandazioni per affrontare gli squilibri macroeconomici, nel quadro del semestre europeo.
Questi sono i presti erogati dal fondo ESM alle banche spagnole.
A proposito dei soldi versati al Mes, per quanto riguarda il nostro paese, come abbiamo già detto in precedenza, c’è da dire che l’Italia partecipa al capitale del fondo per un totale di 125 miliardi, di cui 14.29 in paid-in, e gli ulteriori, eventualmente, a chiamata da corrispondere entro una settimana.
Dei 14.29 miliardi, l’Italia ha già versato poco meno di 9 miliardi e i rimanenti dovranno essere versati in ulteriori due tranche, entro la fine del 2013 e inizio 2014, salvo ulteriori versamenti per la quota a chiamata.
Ma mentre gli italiani si stanno dissanguando per salvare gli altri – prime fra tutte le banche spagnole verso le quali la Germania ha forti esposizioni (cioè a cui la Germania ha prestato un fiume di denaro – quindi noi salviamo la Spagna affinché onori i suoi debiti con la Germania, ndr)–
nel frattempo, sempre in Italia:
- non si trovano i soldi per finanziare la Cassa Integrazione;
- le tasse hanno già oltrepassato i limiti dell’esproprio;
- verosimilmente ci dovremmo subire l’aumento dell’Iva dal prossimo luglio;
- non possiamo abolire l’IMU sulla prima casa senza che queste risorse non vengano recuperate da altri gettiti tributari, al fine di garantire gli stessi saldi;
- non possiamo pagare le nostre aziende fornitrici della PA che falliscono a centinai di migliaia;
- dobbiamo salvare le nostre banche, oltre che quelle spagnole;
Questo, solo per citare alcune criticità ancora in attesa di soluzione. Ma la lista è ancora molto lunga.