ROMA, 11 Maggio 2013 – Alquanto preoccupante il doppiopesismo del pm romano ex capo dell’anm Luca Palamara : indaga sulle foto osé del presidente della camera degli imputati, ma, archivia gli insulti no global a chi difende i poliziotti.
“La legge non è uguale per tutti”. C’è diffamazione e diffamazione. La differenza sta nel chi fa la denuncia e chi la riceve. Se è un cittadino come tanti o al massimo come in questo caso, Simona Cenni che presiede Prima Difesa una associazione a tutela di poliziotti, le offese, gli insulti e le minacce sono lecite.
Se invece la vittima è una che presiede la camera degli imputati con solo il 2% dei voti, oggetto di una burla, una foto di una finta Boldrini ritratta nuda e pubblicata su Facebook, allora si impiegano risorse economiche e umane (7 uomini della Polizia Postale) per individuare e punire chi insulta in rete.
Infatti, per il pm romano Luca Palamara, la presidente dell’associazione «Prima Difesa», Simona Cenni, che ha presentato una denuncia per diffamanzione, non ha infatti motivo di chiedere l’intervento della magistratura per la valanga di offese che ricevute su Facebook dopo aver difeso due degli agenti coinvolti nella morte di Federico Aldrovandi e quindi merita l’archiviazione, mentre la denuncia della Boldrini ha messo in moto uno spiegamento di forze senza precedenti conclusosi con l’incriminazione per diffamazione aggravata a mezzo stampa di un giornalista. Denuncia che aveva già dato il via a blitz nelle case di chiunque avesse osato condividere l’immagine.
Per Palamara, i vari post oggetto della denuncia querela presentata dalla Cenni «alla luce del contesto nel quale sono inseriti, appaiono privi di carica offensiva». Secondo il pm romano ex capo dell’associazione nazionale magistrati infatti, «in ragione delle caratteristiche della rete, anche i frequenti sconfinamenti dell’area propria del diritto di critica che vi si verificano non si traducono automaticamente in altrettante ipotesi di diffamazione ma richiedono uno specifico vaglio della loro valenza diffamatoria che porti a sceverare le critiche che, per le stesse modalità con cui sono formulate, si condannano da sole ad una sostanziale irrilevanza e ad una pratica inoffensività».
Per Palamara la finta foto della Bolbrini nuda è diffamazione mentre le offese, gli insulti e le minacce a Simona Cenni sono critiche «non offensive» Valutate voi, se Palamara è dalla parte della Giustizia:
«Questa Cenni mi fa venire i conati di vomito». «Spero la violentino dei punkabbestia e che dopo facciano divertire anche i cani». E ancora: «Schifosa donna senza pudore», «maiala», «ti auguro ogni male del mondo», «merita le stessa fine, di morire…», «che tu possa non riuscire a portare a termine la gravidanza» e via così, oltre alla diffusione del suo numero di telefono personale. Per Palamara tutto ciò non merita approfondimenti e scrive nella richiesta di archiviazione, «il pubblico dei navigatori di internet sa che, a differenza di quanto avviene nei media tradizionali, le notizie e i commenti non sono normalmente frutto dell’attività di professionisti e non sono soggetti ad un regime di controlli interni (…). Il che si traduce in una minore autorevolezza ed in un minore affidamento preventivo da parte del pubblico sulla credibilità dei contenuti esposti». Per il gip Cinzia Parasporo, invece, gli approfondimenti servono eccome. Il gip, su opposizione dell’avvocato Eugenio Pini, ha infatti rigettato la richiesta di archiviazione di Palamara non condividendo l’assunto «dell’assenza di valenza diffamatoria» dei post e intimando alla procura di compiere nuove indagini, anche solo la metà di quelle che la Boldrini ha preteso per sé.
Seguiremo questa vicenda, che ovviamente, non riguarda solo la Bodrini e Simona Cenni, ma riguarda tutti i cittadini italiani, la libertà di espressione e soprattutto che la “la legge DEVE essere uguale per tutti”
E ancora qualcuno si stupisce che nella Repubblica Sovietica d’Italia accada questo?!?
Attenzione: siamo solo all’inizio. Il peggio dve ancora arrivare!