9 magg – (libero) Mentre si fa un gran parlare di abolizione dell’Imu sulla prima casa, le imprese, il cuore in crisi di un Italia fiaccata da povertà e disoccupazione, continuano a pagare la stangata. E non solo. Nel silenzio generale stanno per affrontare un destino amaro: la mazzata, infatti, aumenta. Il primo versamento per capannoni e immobili strumentali è previsto per il 17 giugno. Di sospensione, come detto, non se ne parla. Anzi: le regole già in vigore preparano una doppia stangata.
Doppia fregatura – La prima beffa era già contenuta del decreto “salva Italia” varato da Mario Monti alla fine del 2011. Il testo aveva messo in calendario per il 2013 un nuovo aumento dell’8,33% per i valori fiscali di riferimento degli immobili delle azinede. Il moltiplicatore infatti passa da 60 a 65, dopo gli incrementi del 20% introdotti nel 2012. La seconda beffa è circoscritta a chi si trova nei Comuni che hanno aumentato le aliquote quest’anno o l’anno scorso. La rata di giugno infatti si calcolerà sulla base delle nuove scelte locali e non più sul parametro standard del 7,6 per mille, come avvenuto lo scorso anno. Già nel 2012 l’aliquota ordinaria destinata a questi immobili è aumentata del 50,4%, e fra i Comuni che l’hanno aumentata ci sono in particolare le città di maggiori dimensioni.
Le cifre – I numeri sono impietosi. Un capannone di 2mila metri quadri in un’area industriale milanese, infatti, a giugno 2012 ha versato quasi 12.100 euro, l’impennata in termini percentuali è dell’82,4 rispetto a quanto si pagava ai tempi dell’Ici. E il conto da pagare nelle prossime settimane sale fino a 18.250 euro, con un nuovo aumento del 51,1% rispetto all’anno scorso e un super aumento del 175,6% rispetto ai tempi dell’Ici. Il confronto con l’Ici è solo un po’ più leggero a Roma, Torino e Napoli, dove la tassa sale del 96,9 per cento.
Piccoli Comuni – Lontano dai grandi centri, però, gli aumenti effettivi potrebbero essere ancora più pesanti. Il Sole 24 Ore fa l’esempio di Ferrara, dove l’amministrazione aveva stabilito di alleggerire il conto per le imprese a inizio attività o per chi rilevasse immobili strumentali da un fallimento per garantire l’occupazione. L’aliquota super-leggera era fissata al 4 per mille. Ma dal 2013 questi sconti sono vietati per legge: il gettito prodotto dall’aliquota standard del 7,6 per mille viene dirottato allo Stato, e i Comuni non possono infatti incidere sulla riserva statale. Così, in questi casi, l’aumento minimo rispetto all’anno scorso raggiunge il 106%, e in alcuni Comuni, quelli che decideranno di applicare a tutti la maggiorazione, potrebbe arrivare al 187 per cento.