Ho pensato male di Giuliano Amato. Da oggi non più: penso peggio

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9 magg – Una delle doti che ritengo debba avere un vero statista (quale lui si considera) è quella di riconoscere che nella sua esperienza politica ha commesso degli errori. Chi non ne fa?

La politica, si sa, è un terreno difficile. Parti per raggiungere un obiettivo e fatalmente finisci per smarrirti per strada, o sceglierti male i compagni di cammino che invece di aiutarti ti ostacolano, o per modificare la tua visione di quello che è giusto e di quello che non è giusto. Ne ho conosciuti troppi, personalmente e indirettamente, che sono finiti così, e non me ne meraviglio più.

Ma che Giuliano Amato, nell’intervista allegata, affermi quello che afferma, questo non lo digerisco proprio. La pochissima stima che mi rimaneva di lui non esiste più. Nemmeno un briciolo. Dato che penso, dubito, e mi dicevo: se molti lo giudicano un politico molto capace, evidentemente io mi sbaglio e gli altri hanno ragione.

Non esiste occasione della sua vita passata in cui lui non sia stato perfetto, e gli altri imperfetti. Così, il prelievo forzoso del 1992, quello delle “mani nelle tasche degli Italiani”, per cui è tanto famoso, fu colpa di Giovanni Goria, che dall’aldilà non si può difendere. Mancanza di buon gusto, di sensibilità e di rispetto per una persona che non c’è più. Fossi il figlio di Goria, lo prenderei a pedate nel sedere.

Il tradimento compiuto nei confronti di Craxi, passato da grande condottiero a squallido personaggio, diventa una contrapposizione che secondo Amato aveva origini lontane e c’era sempre stata, per cui non si può parlare di tradimento ma di deriva di Craxi. Anche lui defunto, anche lui nell’impossibilità di rispondere. Complimenti, topo Gigio. Quelle finesse!

La pensione da 31 mila euro al mese? Un falso. Ah, sì? Allora perché non ci documenta carte alla mano quanto prende in realtà? La sua parola non ci basta.

L’Italia? Un paese in cui capacità e competenze vengono calpestate a favore di “un ceto politico le cui letture non vanno molto oltre Twitter”, inquinato da nepotismi, familismi o massonerie.

“Se a tanti di noi non è consentito salire la scala sociale, allora l’uguaglianza va realizzata sul gradino più basso. Ma questa è la rinuncia di una società a crescere. Accadde in Cina con la banda dei Quattro. È noto che Pol Pot aveva ordinato di sparare a chiunque, dagli occhiali che portava, si capisse che era un laureato. In Cina l”esplosione dei giovani più preparati davanti a questa costrizione coincise poi con l’arrivo del presidente Deng”

“La bocciatura di Prodi? Raccapricciante. Era in Mali come rappresentante Onu, torna in Italia abbandonando la sua missione perché lo stanno eleggendo capo dello Stato; e invece no». Non si ricorda, topo Gigio, che già due volte a Prodi in passato fu detto: “Vai tranquillo, i voti li hai”?. Se uno è fesso, la colpa è solo sua.

E, parlando del neo Presidente del Consiglio Enrico Letta: “Mi piacciono le persone che ascoltano tanto e poi si assumono le responsabilità. Io ho sempre fatto così, e vedo in lui la stessa attitudine. Letta dispone di una qualità che l’Italia sta rovinando tra rabbia informatica e ostilità reciproca: ha la dote dell’equilibrio». In che film l’ha visto?

Dimenticavo: se sua figlia vuole rimpinguare il conto in banca a mie spese (tale padre, tale figlia), casca male. Non ho un euro, nè casa, nè auto. Le posso dare la mia vecchia bicicletta che ha una ventina d’anni.

Mercurio  il quintuplo