Terreni agricoli europei preda delle multinazionali, soprattutto arabe

terreni6 mag.  – Il “land grabbing”, cioè l’alienazione dei terreni agricoli a favore delle multinazionali, non è un problema soltanto dei paesi più poveri dell’Asia e dell’Africa. Uno studio del Coordinamento europeo cia campesina (Ecvc) diffuso oggi rivela che il fenomeno sta interessando anche paesi come la Romania, l’Ungheria e la Polonia.

In Europa dell’est la concentrazione della proprietà fondiara è stata particolarmente marcata dopo la caduta del Muro di Berlino”, ma ha registrato un’accelerazione dopo che molti di questi Paesi sono entrati nell’Ue nel 2004. A favorire questa concentrazione ha contribuito anche la politica agricola comune (Pac) col suo sistema di sussidi.

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Gli investitori “comprano terreni a buon mercato sui quali producono a costi minori dei prezzi delle materie prime agricole e in più incassano le sovvenzioni”, ha commentato Attila Szocs, agronomo responsabile dell’associazione rumena EcoRuralis.

“E’ una situazione tre volte favorevole” per questi investitori e i Paesi più esposti al “land grabbing” sono la Romania e l’Ungheria in tutta l’Unione europea. Budapest, dal canto suo, ha vietato da metà dicembre l’acquisto di terreni agricoli da parte di capitali stranieri fino al 2014, per proteggere questo “tesoro nazionale”, come l’ha definito il premier magiaro Viktor Orban, dagli speculatori.

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In Romania, quinto Paese dell’Ue quanto a superficie agricola – con una quota di circa la metà di questi terreni che sono “terre nere” particolarmente fertili – si registra che “almeno il 6,5 per cento delle terre arabili, vale a dire 700mila ettari, sono nelle mani di investitori stranieri”, ha spiegato Szocs.

Nel sud del Paese sono soprattutto investitori venuti dai paesi arabi: Qatar, Arabia saudita, ma anche fondi d’investimento libanesi”, ha sottolineato Stephanie Roth, coordinatrice della campagna Good Good Farming di Ecoruralis. Su questi terreni vengono coltivati principalmente cereali – grano e mais – che sono direttamente destinati all’esportazione. Inoltre si fa allevamento di pecore, anch’esse destinate ai Paesi del Golfo.

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Di solito non si tratta di acquisti di terreni, ma di affitti di lungo periodo. “I contratti sono opachi, i contadini non capiscono i termini. Li si promette acquisti di materiali, cedono i loro terreni per 10 o 20 anni per 100 euro all’ettaro”, spiega Szocs, precisando che la Pac sovvenziona anche per 130 euro a ettaro. Il fenomeno è iniziato dopo la rivoluzione che ha rovesciato Nicolae Ceausescu. Nei primi anni ’90. “La terra è ormai diventata inaccessibile ai contadini”. (TMNews)