29 apr – “Sono la portavoce di una politica fatta all’interno del partito, ma che è frutto – tiene a sottolineare – di un lavoro comune che raccoglie anche le istanze e le forti richieste della società civile che in questo momento chiede a gran voce una nuova legge sulla cittadinanza”. Una questione, quella della cittadinanza, che le sta molto a cuore. “Quella dello ius soli è una delle mie prime priorità” ha assicurato “a caldo”, consapevole comunque che la strada non sarà in discesa: “Probabilmente troverò delle resistenze, dovremo lavorare molto per realizzarlo”.
Del resto già nel suo programma elettorale aveva anticipato le intenzioni affermando che “un bambino, figlio d’immigrati, che qui è nato o che qui si forma deve essere un cittadino italiano“.
La prima donna di origine africana a sedere in Parlamento, nella sua auto-presentazione on line, informa che sta elaborando un dossier sul razzismo istituzionale in Italia, ma intanto sul fronte dell’immigrazione quel che si dovrebbe fare le è ben chiaro: superamento dei Cie per ricondurre l’istituto del trattenimento al limitato e temporaneo scopo dell’identificazione dello straniero; Legge delega che sostituisca la Bossi Fini e abroghi il reato d’immigrazione clandestina, ripensi le modalità di ingresso per lavoro per rendere più stabili e meno ricattabili i cittadini stranieri; revisione dei requisiti per i ricongiungimenti familiari per dare certezza al diritto all’unità familiare; diritti politici agli stranieri residenti stabilmente.
E non solo. Per Cecile Kyenge è anche necessario predisporre un quadro normativo “che contrasti efficacemente la violenza sessista, razzista, omofoba e di qualsiasi altra natura”; attuare policy per estirpare le nuove forme di schiavitù, il caporalato e la tratta; introdurre il reato di tortura “come richiesto dal senso di giustizia e dall’Unione Europea”. ansamed