Ex imprenditore costretto a chiudere vince la causa, si presenta alla Deutsche con l’ufficiale giudiziario: ottiene 96mila euro.
VENEZIA 28 Aprile 2013 – Quando è la banca a essere pignorata. Non succede spesso, visto che quasi sempre è l’istituto bancario ad avvalersi dello strumento coattivo per recuperare i crediti di clienti insolventi. Stavolta la situazione è letteralmente a parti inverse. È un correntista, o meglio un ex correntista, il titolare di un’impresa edile di Mestre, che – forte di una sentenza del Tribunale di Venezia – si è presentato nella filiale di via Riviera XX Settembre della Deutsche Bank con l’ufficiale giudiziario, ottenendo il pagamento di 96mila euro.
«Non è stato facile – commenta l’avvocato Daniela Ajese, legale dell’imprenditore – ma alla fine i funzionari dell’agenzia ci hanno consegnato il sospirato assegno circolare. Si tratta della somma fissata dal giudice che ha condannato la Deutsche Bank alla restituzione degli interessi ultralegali, delle commissioni di massimo scoperto e di altre spese non dovute, addebitate al mio cliente nel corso del rapporto che è stato dichiarato illegittimo».
Tutto comincia con un crac. Appunto quello di un’azienda attiva sia in terraferma che in centro storico nel settore delle costruzioni che al massimo del suo sviluppo ha dato lavoro a una decina di dipendenti. Le prime difficoltà arrivano quando il comparto inizia a soffrire all’inizio del Duemila: gli immobili non si vendono, il costo del denaro che lievita e la progressiva difficoltà di accedere al credito. Poi la chiusura della ditta, dovuta in sostanza alla sovraesposizione con il sistema bancario che esige il rientro dei debiti.
«Debiti? Alla fine – sottolinea l’avvocato Ajese, da anni attiva nel settore bancario a tutela delle aziende – analizzando la gestione dei conti correnti in essere con la medesima società abbiamo recuperato nei confronti di più istituti di credito complessivamente più di un milione di euro. Per quanto riguarda la Deutsche Bank – conclude Ajese – gli addebiti illeggitimi sono stati effettuati nel periodo compreso fra il 1990 e il 1996. Per fortuna la Corte di Cassazione ha definitivamente chiarito (l’ultima sentenza è del 2010) che la prescrizione decennale per la richiesta di restituzione degli importi dovuti inizia a decorrere a partire dalla data di estinzione del conto corrente ed è per questo motivo che abbiamo potuto rivalerci sulla banca, ottenendone la condanna a distanza di così tanto tempo».
di Monica Andolfatto su: Il Gazzettino