28 apr – Le tensioni sociali che, ormai da mesi, lacerano l’Algeria inquietano le potenze occidentali tanto che gli Stati Uniti hanno deciso di dispiegare, in una base spagnola, una task-force composta da 500 marines e otto aerei pronti ad intervenire nel caso la situazione si tramutasse in una sollevazione popolare.
Lo scrive, nell’edizione odierna, il quotidiano arabofono online Al Quds al Arabi, edito a Londra e solitamente molto informato sulle vicende dei Paesi del Nord Africa. La notizia, molto particolareggiata, riferisce che il contingente dei marines e gli otto aerei di supporto saranno, nei tempi piu’ brevi imposti dalla logistica, nella base andalusa di Moron de la Frontera, da dove, nel giro di nemmeno un’ora, potrebbero raggiungere l’Algeria per garantire l’evacuazione dei residenti occidentali o anche per ”altro”.
Un dispiegamento che avrebbe avuto l’avallo del premier spagnolo Mariano Rajoy, cui la richiesta sarebbe giunta dal Dipartimento di Stato americano. Trovano, quindi, conferma i timori sulla situazione interna algerina, agitata da proteste ormai quotidiane alimentate soprattutto dai giovani disoccupati che, a migliaia, scendono in strada ogni giorno mettendo sotto accusa la mancanza di azioni del governo mirate a risolvere una volta per tutte la solo condizione.
La rabbia dei ragazzi algerini sta montando soprattutto da quando le cronache delle ultime settimane stanno mettendo crudamente in luce il reticolo di corruzione che ormai avvolge il Paese nelle sue strutture pubbliche (coma la potente e ricchissima Sonatrach, che guida il settore energetico), travolte da scandali di corruttela a ripetizione che mettono sotto accusa soprattutto una classe dirigente che sembra non sapere resistere alla propria rapacita’.
Sono soprattutto le regioni del sud a guidare quella che ormai e’ ad un passo dal divenire una rivolta popolare perche’ si sentono, non a torto, trascurate a favore di quelle rivierasche che hanno, ma e’ solo un esempio, le migliori strutture scolastiche ed universitarie e, quindi, garantiscono maggiori probabilita’ a coloro che le frequentano di ottenere il lavoro. Lo Stato, davanti alla violenza delle proteste, sembra non reagire con la dovuta determinazione, se non con misure-tampone come la decisa assunzione di 6.000 giovani del sud nei ranghi della sicurezza pubblica. Poca cosa davanti ad una rabbia che spesso si traduce in atti di guerriglia urbana, con municipi e sedi delle Province – terminali locali del potere centrale – prese d’assalto, saccheggiate ed incendiate. (Diego Minuti ANSAMED)