27 apr. – Naturalmente ribelle, apprezzata nella comunita’ internazionale, determinata nel perseguimento degli obiettivi della propria agenda. In una parola: radicale, piu’ radicale, forse, dello stesso compagno politico di una vita, Marco Pannella. Emma Bonino, ministro degli Esteri del governo guidato da Enrico Letta, e’ nata a Bra in provincia di Cuneo il 9 marzo 1948. Non sembra, ma pure lei e’ una bocconiana, anche se sembra aver fatto di tutto per far dimenticare l’immagine fredda e compassata che molti attribuiscono ai laureati di quell’universita’. D’altronde quella scelta fu quasi obbligata: “Cercavo -ha raccontato a Correva l’anno- l’unica facolta’ che non esisteva a Torino, cosi’ non sarei dovuta rientrare a casa la sera dopo le lezioni”. La tesi, trascorso un Sessantotto lontano dalle piazze, nel 1972 fu su Malcom X, il leader storico della minoranza nera americana, il piu’ radicale, il piu’ intransigente. Emma Bonino la preparo’ a New York, nelle ore libere dal suo lavoro di commessa in un negozio di scarpe. A 24 anni la linea d’ombra che sara’ quasi costretta a varcare da un fatto drammatico. “A 24 anni ho fatto l’amore senza essere sposata. Mi spiegarono che avrei dovuto premunirmi ma un ginecologo mi aveva detto che ero sterile. Ma non lo ero e mi disse che con 500.000 lire potevo abortire”. In quelle ore nasce la “compagna” Emma Bonino, il cui percorso incrocia quello dei radicali di Gianfranco Spadaccia, Adele Faccio e Marco Pannella nella battaglia per la liberalizzazione dell’interruzione di gravidanza. “Erano gli unici che si occupavano di interruzione di gravidanza, Marco mi guardava con diffidenza”, racconta. Nel 1976 Bonino diventa deputato, ha 28 anni. Era la stagione delle battaglie per i diritti civili ed Emma aveva collaborato con il CISA – il Centro per l’informazione, la sterilizzazione e l’aborto fondato da Adele Faccio – nelle cui cliniche clandestine, utilizzando il metodo Karman, si assistevano le donne che non avevano i mezzi per pagare i “cucchiai d’oro”, o per volare all’estero per poter abortire.
La sua presenza nel Parlamento italiano e’ stata, da allora, pressoche’ ininterrotta, ma a questa si e’ aggiunta una proiezione internazionale che la porto’ alla carica di commissario europeo nel 1994 e poi alla guida del ministero per il Commercio internazionale nel secondo governo Prodi. Fino alle elezioni politiche del 2006 ha fatto la spola tra le sedi di lavoro dell’Unione europea e Il Cairo, dove ha studiato l’arabo e al focus sui diritti civili ha aggiunto la conoscenza dei temi che agitano il Medio Oriente. I diritti civili, e in particolare delle donne, sono l’architrave della politica estera di Emma Bonino, spesso candidata dagli esiti di diversi sondaggi anche al Quirinale.
“Senza diritti civili e liberta’ -scrive nel proprio sito web- non c’e’ possibilita’ ne’ speranza neanche di sviluppo economico”. Durante una missione umanitaria a Cuba, nel maggio 1995, Bonino aveva incontrato Fidel Castro e, in presenza del corpo diplomatico europeo, gli aveva sottoposto il grave problema del rispetto dei diritti umani, soprattutto quelli degli oppositori del regime. Alla partenza della missione, Castro liberera’ sei detenuti politici che erano stati oggetto di una campagna internazionale promossa dalla stessa Emma Bonino quando era Segretaria del Partito Radicale Transnazionale. Le battaglie degli anni successivi sono in linea con questa strategia: la moratoria globale della pena di morte, la battaglia contro le mutilazioni genitali femminili, quella per il Tribunale penale internazionale.