22 apr – ”Rimango quello che sono stato, sono e cerchero’ di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuero’ a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunita”’.
Lo scrive Stefano Rodota’ in una lettera inviata a Repubblica in risposta all’editoriale di ieri di Eugenio Scalfari.
Nella missiva, il giurista ha sottolineato come, a suo avviso, l’atteggiamento del Pd sia stato ”infantile” nel considerare inaccettabile la sua candidatura al Colle ”perche’ proposta da Grillo”. Un criterio, questo, ”che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identita’ peraltro mai conquistata”. Quanto alla presunta incostituzionalita’ del Movimento 5 Stelle, Rodota’ ha spiegato che ”se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalita’, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? E’ folklore o agire in se’ incostituzionale?”.
Inoltre ”un’analisi seria del modo in cui si e’ arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo”.
Infine, secondo Rodota’, la vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica ”ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato”.