Detenuti in rivolta nel carcere di Guantanamo

guantaamo14 apr – Cresce la tensione al campo di prigionia di Guantanamo dove c’è stata una vera e propria rivolta, con i militari che hanno sparato contro i detenuti che protestavano contro le condizioni di detenzione.

Gli incidenti di ieri sono scoppiati quando le guardie hanno tentato di spostare un gruppo di detenuti da un dormitorio collettivo in celle singole. Alcuni detenuti hanno opposto resistenza usando, come armi improvvisate, manici di scopa ed altri utensili, secondo la ricostruzione fornita dal capitano di Marina Robert Durand, portavoce di Guantanamo.

“In risposta sono stati esplosi alcuni proiettili non letali”, ha detto aggiungendo che dopo gli scontri sia militari che detenuti sono stati visitati da medici senza però fornire ulteriori dettagli.

Sono state comunque necessarie diverse ore per sedare la rivolta, con i detenuti che erano riusciti a schermare finestre e telecamere per impedire che le guardie monitorassero la situazione. Secondo Durand la decisione di spostare in isolamento alcuni detenuti è stata presa “per assicurare che i detenuti non fossero costretti da altri a partecipare allo sciopero della fame”. Inoltre, ha detto ancora il portavoce, i detenuti potranno continuare lo sciopero della fame ma saranno seguiti dal punto di vista medico. “Se e quando mostreranno la volontà di rispettare le regole di sicurezza, potranno tornare a godere del privilegio del dormitorio comune”, ha concluso.

E’ iniziato lo scorso febbraio lo sciopero della fame da parte di un gruppo di detenuti che protesta, tra l’altro, contro le continue perquisizioni nelle celle e anche, in modo inappropriato, all’interno dei libri del Corano. Ma secondo gli avvocati difensori e la Croce Rossa lo sciopero è un modo per mostrare la disperazione da parte del gruppo dei detenuti rimasti a Guantanamo riguardo al loro futuro.

La maggioranza dei 166 infatti ha ottenuto il via libera al rilascio dalla commissione che l’amministrazione Obama aveva creato per rivedere i casi dei sospetti terroristi detenuti alcuni da oltre 10 anni senza alcuna incriminazione. Ma ora l’amministrazione non solo sembra aver rinunciato, di fronte al netto no del Congresso, ad ogni piano per la chiusura di Guantanamo ma ha anche chiuso l’ufficio del dipartimento di Stato che negli scorsi anni si è occupato del rimpatrio dei detenuti o di trovare per loro un paese terzo disposto ad accoglierli. adnk