11 apr. (TMNews) – E’ allarme rosso per il commercio. Nei primi due mesi del 2013, secondo l’Osservatorio Confesercenti, sono spariti quasi diecimila esercizi commerciali a causa del calo dei consumi e del generale impoverimento degli italiani. E a conclusione del primo trimestre, la perdita potrebbe arrivare a oltre 14mila imprese, il dato peggiore degli ultimi 20 anni, mentre per fine anno il saldo negativo potrebbe toccare quota 60mila, con la perdita di circa 200mila addetti: una vera e propria ecatombe.
A questi dati negativi, che seguono quelli del settore industriale, si aggiunge il problema degli esercizi sfitti che in tutta Italia sono ormai 500mila, con il risultato che sono sfumati 25 miliardi di canoni e 6,2 miliardi di gettito fiscale: più dell’Imu per la prima casa, pari a circa 4 miliardi di euro. Anche i pubblici esercizi vivono un momento disastroso: secondo le proiezioni dell’associazione, nel trimestre chiuderanno più di 9.500 tra bar, ristoranti e simili, mentre le nuove aperture sono state 3.181 (-25%), per un saldo finale negativo di 6.401 unità.
I risultati peggiori si rilevano al Centro-Nord, che registra 7.885 chiusure a fronte di 2.054 aperture; Sud e Isole sembrano resistere un pò di più, con 5.890 cessazioni e 1.938 nuove iscrizioni. Tra i comuni capoluoghi di provincia, invece, la maglia nera va a Roma, con 553 chiusure per un saldo negativo di 392 unità. Seguono Torino (306 cessazioni, saldo negativo di 231 unità) e Napoli, dove le attività commerciali che hanno abbassato la serranda sono state 238, per un saldo finale che ha visto scomparire 133 imprese.
Varia di città in città la percentuale di negozi rimasti senza affittuario. Secondo l’indagine Anama-Confesercenti, tra i capoluoghi presi in esame, il centro storico più desertificato è quello di Cagliari, con il 31% dei negozi chiusi – quasi uno su tre.