Oms, allarme meningite: rischi derivano soprattutto da immigrati clandestini

mening10 apr – Gli sviluppi delle indagini sui casi di meningite in Italia sembrano confermare il ruolo giocato da ceppi di meningococco importati, e la presenza di 4 milioni di immigrati sul territorio nazionale non puo’ piu’ essere ignorata o sottovalutata dalle autorita’ sanitarie nazionali e regionali, che dovrebbero varare un programma di prevenzione e un censimento sullo stato vaccinale di queste persone. E’ l’allarme lanciato da Walter Pasini, Direttore del Centro OMS Medicina del Turismo.

La circolazione in Italia di un elevato numero di africani provenienti dalla cosiddetta ‘cintura meningococcica’ (senegalesi, ivoriani, etiopi, somali) – avverte Pasini – pone il rischio di meningite anche da meningococco A, Y e W135. Contro i ceppi A,C,W135 ed Y esiste peraltro un vaccino, obbligatorio per i militari ed i pellegrini a La Mecca, che pero’ conferisce un’immunita’ di soli 3 anni. Contro il solo meningococco C esiste invece un vaccino coniugato che da’ immunita’ per la vita. Oltre alla meningite, l’impatto della presenza di immigrati sulla salute pubblica riguarda malattie trasmesse per via alimentare, come l’epatite A e la febbre tifoide, in considerazione della presenza di immigrati nelle cucine dei ristoranti, malattie sessualmente trasmesse, come HPV, AIDS, sifilide e gonorrea, legate alla prostituzione e soprattutto la tubercolosi, malattia considerata debellata, ma che sta conoscendo una significativa ripresa in tutta Europa, anche in forme antibiotico-resistenti”.

I rischi, precisa l’esperto dell’Oms, derivano soprattutto “dagli immigrati clandestini che sfuggono, in quanto tali, a ogni forma di controllo. Pur senza alcuna forma di discriminazione e nello spirito della massima solidarieta’ – suggerisce – le autorita’ nazionali e regionali devono realizzare senza indugio piani di prevenzione che prevedano controlli sanitari alla popolazione immigrata. Tale censimento deve riguardare lo stato vaccinale, la presenza di malattie infettive, prime fra tutte la tubercolosi in considerazione della sua possibilita’ di trasmissione negli ambienti chiusi e delle difficolta’ che potrebbero riscontrarsi nel suo trattamento. Tale censimento non andrebbe a vantaggio della salute pubblica della popolazione italiana, ma anche e soprattutto di quella immigrata”.