9 apr. (Labitalia) – “Un impatto devastante”. Con questo giudizio lapidario Fabio Rusconi, presidente dell’Agi, associazione degli avvocati giuslavoristi italiani, riassume a Labitalia gli effetti sul sistema giudiziario della riforma Fornero che, “per le sole cause di impugnazione dei licenziamenti nelle imprese maggiori, ha introdotto una ‘riduzione’ obbligatoria dei tempi dei processi, un aumento delle fasi di giudizio, e una corsia preferenziale”. Rusconi chiede, quindi, di “abolire il rito Fornero che ha generato caos negli uffici giudiziari”.
“Premesso -dice Rusconi- che non voglio dare giudizi politici sui contenuti della riforma del lavoro e che non è pensabile attribuire l’ondata di licenziamenti registrati dallo stesso ministero del Welfare proprio alla riforma Fornero, va detto che l’impatto devastante è quello che l’inopinata riforma del processo del lavoro produce su tutti gli uffici giudiziari, ora costretti, con gli stessi organici di prima, a un super lavoro sulle cause di licenziamento, a scapito spesso delle altre cause di lavoro”.
La riforma del lavoro introdotta con la legge Fornero prevede che il primo grado sia di fatto suddiviso in due fasi di giudizio. Nella prima, l’udienza deve essere fissata entro 40 giorni dal deposito del ricorso e si conclude con un’ordinanza. “In realtà-spiega Rusconi-, rispetto al rito processuale ordinario, i tempi sulla carta si abbreviano di soli 20 giorni, ma solo per arrivare ad una decisione sommaria”. Ecco che, quindi, “praticamente tutti -aggiunge Rusconi- accedono alla seconda fase, quella con un’opposizione ‘vecchio stile’, e che si conclude con una sentenza. Insomma, un primo grado praticamente raddoppiato”.
“Il fatto è -spiega Rusconi- che ci tiene a sottolineare che parla a nome di “avvocati che difendono sia datori sia lavoratori”- che “per ‘abbreviare’ il processo sui licenziamenti è stata aggiunta una legge ad hoc, pessimamente formulata e causa di mille problemi nuovi. Che, alla già grave situazione in cui si trovano le cause ordinarie, per via della mancanza di investimenti e della scarsità di strutture e organici, somma problemi nuovi e pesantissimi e aggiunge un grado ulteriore davanti ai già sovraccarichi Tribunali”.
Uno choc per molti tribunali che, dice ancora Rusconi, “non a caso hanno dato risposte diverse a seconda del terriorio: quelli con una gestione particolarmente manageriale come Milano hanno allungato di poco le cause ordinarie, altri come Firenze, per una concomitanza di cause, le hanno molto allungate” anche se in generale “i giudici del lavoro cercano egregiamente e disperatamente di rispettare i tempi”.
Insomma, conclude Rusconi, “bisogna abolire il rito Fornero per il processo del lavoro, ritornare al rito ordinario, cercando soluzioni omogenee e ragionevoli: ora siamo in un caos di soluzioni capricciose da parte degli uffici giudiziari”.