7 apr. – “L’errore grave del governo e’ stato il cambiare repentinamente rotta rispetto alla linea precedente e rimandarli in India”: questo il giudizio dell’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, sulla gestione della vicenda dei due maro’ accusati in India dell’omicidio di due pescatori. Nel corso della riunione interministeriale che ha deciso il ritorno in India di Latorre e Girone, sono rimasto “una voce isolata”, ha aggiunto Terzi, sottolineando che l’inversione di rotta e’ avvenuta perche’ “la pressione montata dall’India ha creato ripensamenti all’interno del governo”.
Ritornando quindi sulle sue dimissioni, Terzi ha spiegato di aver “preso atto che a Palazzo Chigi non si riconoscevano alcune cose per me fondamentali e che si continuava a cercare di addebitare alla Farnesina una responsabilita’ solitaria” quando si trattava di decisioni “collegiali”.
TERZI, NESSUNA CERTEZZA SULLE LORO RESPONSABILITA’
“Nessuno sa ad oggi con ragionevole certezza chi siano i due responsabili” dell’uccisione dei due pescatori indiani nel febbraio 2012: cosi’ l’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, intervistato su La 7, ha commentato il rapporto dell’ammiraglio Alessandro Piroli secondo cui le armi che hanno ucciso i due pescatori indiani non erano in dotazione a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ma ad altri maro’. “Non lo conosco in dettaglio, non e’ passato sul mio tavolo”, ha aggiunto Terzi, riferendosi al rapporto della Marina.
Ritornando sul rapporto di Pironi, l’ex ministro ha affermato di non essere in grado di “dare indicazioni”, dal momento che ci sono “due inchieste aperte della procura militare e della Repubblica”. Quanto alla perizia balistica della polizia indiana, base dell’accusa nel processo in Kerala, “non era completamente comprovante la responsabilita’ dei nostri due maro'”, ha concluso Terzi.