7 apr – Resta in carcere Eliseo Bongiorno, il 67enne di Dalmine finito in manette con l’accusa di aver cercato di uccidere la moglie versando alcune gocce di acido muriatico nella bottiglietta di acqua minerale della consorte, 61 anni, con la quale era sposato da 39 anni.
Il giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal legale dell’uomo, l’avvocato Fabio Savoldi. Durante l’interrogatorio di convalida, il 67enne aveva ammesso tutto, chiarendo però di non aver mai avuto alcuna intenzione di uccidere la moglie. «Volevo solo provocarle un malore, per convincerla a restare in casa – aveva affermato al giudice – Lei, infatti, organizza spesso pellegrinaggi, ascolta Radio Maria per tutto il giorno, è molto attiva e c’è sempre gente in casa». Nonostante questa singolare versione, il gip ha deciso di non disporre nei confronti dell’uomo una perizia psichiatrica.
La vicenda comincia tra gennaio e febbraio di quest’anno, quando la 61enne dopo aver bevuto come di consueto da una bottiglietta d’acqua, che è solita lasciare in cucina e usare nel corso della giornata, avverte un bruciore improvviso alle labbra. Decide di far controllare il liquido e le analisi confermano che all’interno è stato versato dell’acido muriatico.
In casa, tra i medicinali del marito, la donna scopre un flacone con tanto di contagocce. Dalle analisi del contenuto emerge che si tratta di acido muriatico. Una consulenza con alcuni parenti le suggerisce una possibilità per sciogliere l’enigma. La donna installa una microcamera e la piazza in cucina: basta poco per riprendere il marito mentre versa il veleno nella bottiglietta di acqua. A quel punto scatta la denuncia.