5 apr – I suicidi di Stato come morti sul lavoro e crimini contro l’umanità perpetrati, subdolamente, dallo Stato. È questa la denuncia che Confedercontribuenti ha fatto oggi, spedendo un atto ufficiale alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, domandando la creazione di una «commissione d’inchiesta internazionale» che accerti l’entità del fenomeno dei suicidi dovuti alla crisi in Italia.
La richiesta è stata lanciata nell’ambito di un evento di Padova (città scelta per testimoniare l’enorme prezzo in termini di vite umane che il Veneto sta pagando) cui hanno partecipato imprenditori e lavoratori che non hanno intenzione di “farsi suicidare” dalla morsa di Equitalia.
I dirigenti dell’associazione, a partire dal presidente nazionale Carmelo Finocchiaro, hanno deposto una corona sul monumento ai caduti e osservato un minuto di silenzio in onore dei morti della crisi e delle tasse. Ha seguito una conferenza stampa in cui è stata presentata una serie di proposte per la crescita indirizzata a una classe politica sempre più sorda: dall’accesso al credito, al pagamento dei debiti della Pa, dalla riduzione delle imposte (arrivate al 70%) reale a una moratoria sulle cartelle esattoriali per cui Equitalia (di cui si chiede l’abolizione) ha di recente stabilito l’aumento del 15% degli interessi di mora. E tanto altro.
Simona Pedrazzini ha partecipato in qualità di responsabile Confedercontribuenti per l’Emilia Romagna. Anche lei, come tante altre persone, è una piccola imprenditrice che vive quotidianamente sulla propria pelle le conseguenze della crisi e di una politica fiscalista assassina che lo «Stato ladro» porta avanti a scapito dei più deboli. Per questo nel 2011 ha deciso di fondare, su Facebook, un gruppo di ascolto e sostegno reciproco chiamato «Piccoli imprenditori e suicidi di Stato» per raccogliere le voci di chi cercava aiuto.
«L’idea – ci dice – è nata in un momento di grande difficoltà personale. Quei momenti in cui ti sembra tutto perduto e non vedi una luce in fondo al tunnel». Simona però non ha ceduto agli esiti estremi a cui l’estrema sofferenza può portare e ha deciso di condividere la propria storia sul social network creando un gruppo chiuso in cui ognuno può raccontare la propria esperienza. […]
Fonte l’intraprendente