5 apr – Abbiamo parlato molte volte di petrolio (e gas) artico, delle prospettive per i nuovi giacimenti e delle battaglie per i diritti di sfruttamento tra i vari paesi del Nord, in particolare ora che con lo scioglimento dei ghiacci si aprono nuove possibilità. Ma non era mai accaduto finora che tali diritti diventassero oggetto di accordi internazionali sulle forniture di petrolio.
La prima volta succede tra Russia e Cina, e questo è un segnale di come si stiano ridisegnando le mappe energetiche mondiali. L’accordo è stato firmato dal presidente cinese Xi Jinping in Russia, e prevede che la Cina raddoppi le importazioni di petrolio dalla Rosneft a 620 mila barili al giorno, sfidando la Germania come principale acquirente dei russi. Inoltre, si stabilisce anche la costruzione di un gasdotto sempre tra Russia e Cina.
In cambio di simili ghiotti affari, e di un così consistente incremento delle proprie esportazioni energetiche verso i vicini del sud, la Russia concede Articoalla China National Petroleum Corp la possibilità di procedere ad esplorazioni offshore nell’Artico. Con l’aiuto finanziario di altre compagnie come Exxon, Statoil e, guarda guarda, la nostrana Eni che fa spesso capolino in questi casi. Insomma, i nodi tra Russia e Cina si stringono sempre di più.
Sicuramente il principale motivo è la fame energetica di Pechino, e si sa che chi ha qualcosa da vendere tende ad avvicinarsi a chi ha più bisogno di comprare. Ma non è da escludere, chissà, che l’avvicinamento alla Cina rappresenti in contemporanea l’inizio di un allontanamento della Russia dell’Europa. Il che, visto il trattamento che è stato loro riservato ultimamente, non dovrebbe stupire nessuno. Bisogna vedere, però, se alla fin fine tutto ciò ci convenga davvero.
(Debora Billi, “Clamoroso: la Russia cede alla Cina diritti sull’Artico”, dal blog “Petrolio” del 27 marzo 2013).