Bruxelles 01 Aprile 2013 – “Per la verità è stato Napolitano a chiamare Draghi (e altri) per approfondire la valutazione sulla situazione determinatasi” invitandolo a non lasciar il Quirinale evitando così di “rendere il Paese del tutto acefalo, con un governo dimissionario, un parlamento incapace di esprimere una maggioranza e ora anche un capo dello Stato che lascia”. …”Gli investitori italiani ed esteri che ogni settimana finanziano il Tesoro, le banche e le aziende del Paese, non avrebbero capito la reazione martedì, alla riapertura degli scambi, poteva essere molto pesante”.
Secondo Draghi, insomma, le principali Borse non avrebbero capito: qualora Napolitano si fosse dimesso per permettere al successore di convocare subito nuove elezioni, all’esterno l’Italia sarebbe sembrata una nave senza timoniere. “Non è stata un’ingerenza quella di Draghi, anche perché a lui e al capo dello Stato sono bastate poche parole per intendersi ma è probabile che il presidente della Bce abbia preso l’iniziativa perché ha ben presente l’impatto che il voto e lo stallo politico a Roma stanno avendo anche sugli altri governi europei e in Germania”.
Il Colle ha smentito. Secondo Cascella, portavoce di Napolitano avrebbe chiamato Draghi “e altri” per approfondire la situazione politica di queste ore.
Di Napolitano ne abbiamo parlato ampiamente in altro articolo. E del socio non ne abbiamo parlato. Mario Draghi chi è?
Mario Draghi è membro del Group of Thirty (GOT), dove la sua presenza segna il più scandaloso conflitto d’interessi della storia italiana, alla luce del disastro democratico che stiamo vivendo.
Il lavoro dell’eccellente Corporate Europe Observatory ha denunciato il GOT e ciò che vi accade. Fondato nel 1978, è una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello.
I principali membri sono: Jacob A. Frenkel, di Jp Morgan Chase – Gerald Corrigan, Managing Director del Goldman Sachs Group – Jacques de Larosière, Presidente del Gruppo UE sulle risposte alla crisi finanziaria – William C. Dudley, ex Goldman Sachs oggi alla Federal Reserve di NY – Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra – Lawrence Summers, ex ministro del Tesoro USA, oggi al Bilderberg Group – Jean-Claude Trichet, uno dei padri dell’Euro, ex governatore della BCE – David Walker Senior Advisor, Morgan Stanley International – Zhou Xiaochuan, governatore Banca Centrale Cinese – John Heimann, Istituto per la Stabilità Finanziaria – Shijuro Ogata, Vice Presidente, Commissione Trilaterale – inoltre vi sono passati Tommaso Padoa-Schioppa (ex Min. Finanze) e Timothy Geithner (attuale Min. Finanza USA). Ripeto: Draghi ne è membro oggi. In esso si mischiano i lobbisti della finanza bancaria più criminosa della Storia e i pubblici controllori delle medesime banche.
Mario Draghi arriva alla BCE fra il 31 ottobre e il primo novembre.
Il colpo di Stato finanziario contro l’Italia si svolge nella settimana successiva, il governo eletto ne è spazzato via.
Mario Draghi poteva fermare la mano degli speculatori golpisti semplicemente ordinando alla BCE di acquistare in massa i titoli di Stato italiani.
Infatti tale acquisto avrebbe, per la legge basilare che li regola, abbassato drasticamente i tassi d’interesse di quei titoli, il cui schizzare in alto a livelli insostenibili stava portando l’Italia alla caduta nelle mani degli investitori golpisti.
Essi sarebbero stati fermati, resi inermi di fronte al fatto che la BCE poteva senza problemi mantenere a un livello basso costante i tassi sui nostri titoli di Stato. Ma Mario Draghi siede alla BCE e non fa nulla.
Non siate ingannati dalla giustificazione standard offerta per questo rifiuto di acquistare titoli italiani da parte della BCE.
Vi diranno che le è proibito per statuto, ma non è vero: infatti clausole come la SMP Bond Purchases lo permettono, e anche le regole sulla stabilità finanziaria del trattato d Maastricht, come scritto di recente da Marshall Auerback e da altri. Draghi poteva agire, eccome.
Risultato: il golpe.
Da ora le elite finanziarie sono col loro aguzzino Mario Monti al governo a Palazzo Chigi. Fine della democrazia italiana fondata nel 1948. Comandano i mercati, non il Parlamento. Tutto ciò è stato ampiamente discusso da Mario Draghi con i suoi camerati al Group of Thirty, secondo un copione che trapelava da anni sulle pagine della stampa finanziaria anglosassone.
Silvio Berlusconi era stato avvistato più volte dell’esistenza di quel copione: “L’Italia ha problemi gravissimi, ha bisogno di una iniezione di libero mercato con riforme economiche neoliberali… fra cui ridurre le tasse, tagli all’impiego pubblico e alle pensioni, rafforzare il settore dei servizi privati, e rendere più facili i licenziamenti”, cioè esattamente quello che sta accadendo in queste ore nelle riforme che il golpe ci ha imposto, facendosi beffe, come già detto, del Parlamento non più sovrano.
Il 2006 era l’anno in cui Draghi prendeva il comando della Banca d’Italia, dopo aver lasciato la banca d’investimento più criminosa del mondo, Goldman Sachs, in cui resse una posizione di comando nel settore Europa proprio mentre la Goldman aiutava la Grecia a truccare i propri conti pubblici nel 2002.
Draghi mentì negando di essere stato in carica a Golman Sachs nei mesi della truffa, ma fu smascherato dalle audizioni del Senato USA, nientemeno.
Tornando al golpe.
Le conseguenze sociali, le sofferenze per milioni di italiani per decenni, la scure che si abbatte sul futuro dei nostri piccoli, sui pochi preziosi anni che rimangono agli anziani indigenti, sull’ambiente, e sulla democrazia, saranno tragici. Nell’ordine di migliaia di volte peggiori di qualsiasi danno le mafie regionali abbiano mai potuto infliggere all’Italia, e col concreto pericolo di prostrarla per intere generazioni.
Alla luce di tutto ciò, e mentre si fatica a non emigrare di fronte all’idiozia epica di masse di italiani che festeggiano l’arrivo dei golpisti (sic), è doveroso chiedere l’incriminazione e l’arresto per alto tradimento di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano.