27 mar – La crisi economica morde e rende l’Italia, e anche tanti altri Paesi europei, meno attraente per gli immigrati, soprattutto per quelli che provengono da Paesi che cominciano a registrare una crescita economica che dalle nostre parti non si vede da tempo. Ecco perche’ aumenta il numero degli stranieri che ricorrono al ”ritorno volontario assistito”, grazie a una direttiva europea che l’Italia ha recepito: nel 2009 erano 228, nel 2013 ne sono previsti oltre mille, e’ stato reso noto oggi in un incontro.
Dal 2009 il Ritorno volontario assistito (Rva) e’ attuato con il co-finanziamento del Fondo europeo rimpatri e del ministero dell’Interno, attraverso un sistema di progetti selezionati ogni anno che, da un lato, attuano concretamente i percorsi di ritorno e dall’altro hanno consolidato una rete nazionale (Rete Rirva), che ha l’obiettivo di promuovere una maggiore informazione rivolta agli immigrati e la formazione del personale – spesso assistenti sociali – che si deve occupare dell’attuazione di un ritorno volontario sicuro, dignitoso e sostenibile, spesso con un progetto personalizzato.
Attualmente sono 330 le organizzazioni (tra cui Cir e Oxfam) che aderiscono alla rete Rirva. Tra gli strumenti messi in campo, un call center, un sito Internet e una Guida per gli operatori. E ora anche una campagna nazionale che si avvarra’ di uno spot, di opuscoli informativi e del web. Il progetto doveva terminare a giugno 2013, ma nel corso dell’incontro Maurilia Bove, del Dipartimento liberta’ civili e immigrazione del Viminale ha reso noto che tra oggi e domani sara’ pubblicato un nuovo avviso per il progetto di rete, che di fatto dara’ continuita’ al lavoro fin qui svolto.
”Oggi le opportunita’ di lavoro in Italia diminuiscono mentre aumentano nei Paesi d’origine – ha spiegato il direttore del Cir, Christopher Hein – e questo determina la diminuzione degli stranieri che arrivano e l’aumento di quelli che se ne vanno (nel 2012 almeno 35 mila), anche se l’opinione pubblica e la politica ancora non lo percepiscono. Ma il fenomeno riguarda anche altri Paesi europei messi meglio di noi: basti pensare che la Turchia vede un pil in crescita del 6% mentre la Germania si attesta intorno all’1%, divario che sta portando molti immigrati turchi a tornare nel loro Paese”. ansa