Papa: dialogo con i Musulmani che adorano Dio unico, vivente e misericordioso

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21 mar – Papa Francesco ha teso la mano a “tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verita’, della bonta’ e della bellezza”. “Continuare nel cammino verso l’unita’ della Chiesa”, proseguire il dialogo “che ha portato frutti” con l’Ebraismo, senza tralasciare quello con le altre religioni, in primis con l’Islam, con i “Musulmani che adorano Dio unico, vivente e misericordioso”.

E’ l’obiettivo di Papa Francesco che oggi ricevendo in udienza i “fratelli” rappresentanti di altre Chiese e Comunita’ ecclesiali, ha voluto ribadire l’importanza di quanto a seguito del Concilio Vaticano II e’ stato gia’ fatto nel cammino ecumenico. Il Pontefice ha evocato con grande enfasi lo “specialissimo vincolo spirituale” che lega il popolo cristiano all’ebraismo e ricordato le parole che il Beato Giovanni XXIII pronuncio’ nel suo discorso di inaugurazione, ossia che “la Chiesa Cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perche’ si compia il grande mistero di quell’unita’ che Cristo Gesu’ con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell’imminenza del suo sacrificio”.

Continuare quindi nel dialogo, una “nobilissima causa”. La Chiesa Cattolica “e’ consapevole dell’importanza che ha la promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose”. Inoltre “la Chiesa Cattolica e’ ugualmente consapevole della responsabilita’ che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire”. “Noi – ha aggiunto il nuovo Papa – possiamo fare molto per il bene di chi e’ piu’ povero, di chi e’ debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace”.

“Ma – ha ricordato – soprattutto, dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell’Assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduce a cio’ che produce e a cio’ che consuma: e’ questa una delle insidie piu’ pericolose per il nostro tempo”. agi