Feto in frigo all’Università Bicocca, avviata un’indagine

bicocca20 mar. – Sull’involucro in cui era contenuto il feto trovato nel Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Universita’ Bicocca di Milano, c’era un foglio con scritto il nome di una dottoressa che ha lavorato in passato nella struttura. La Procura di Milano sta svolgendo accertamenti nell’ambito dell’inchiesta che, allo stato, e’ senza ipotesi di reato ne’ indagati. A quanto si e’ appreso, il feto presenterebbe punti di sutura riconducibili a un aborto terapeutico.

Sul feto e’ stata effettuata una perizia necroscopica per stabilire di quanti mesi fosse, verosimilmente quattro o cinque, le cause dell’aborto e gli eventuali trattamenti terapeutici subiti per il prelievo delle staminali.

Il rettore dell’Universita’ Bicocca, Marcello Fontanesi, ha assicurato che fara’ “chiarezza fino in fondo” sulla vicenda mentre Angelo Vescovi, professore associato di Biologia applicata presso il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Ateneo, ha confermato che il suo gruppo “non ha mai svolto ricerche che comportassero l’utilizzo di tessuto fetale”. E ha spiegato che: “il reperto cosi come e’ stato ritrovato, ovvero congelato a -80 C°, lo rende completamente inutilizzabile a fini scientifici, perche’ la temperatura cosi bassa applicata a un corpo intero distrugge completamente le cellule e la anatomia dei tessuti stessi”.

Vescovi ha chiarito che la ricerca che svolge con la sua equipe di ricerca “e’ esclusivamente su cellule in coltura. L’eventuale utilizzo di frammenti di tessuto riguarda esclusivamente il tessuto tumorale adulto”. “Per la ricerca e la terapia scientifica e’ impossibile utilizzare feti interi – ha precisato Vescovi – ed eventuali frammenti possono essere impiegati solamente previa autorizzazione dei Comitati Etici delle strutture coinvolte”.

Come annunciato, la Bicocca organizzera’ una commissione di indagine interna per capire esattamente che cosa e’ successo.
“Il primo passo – ha spiegato il rettore in una nota – infatti, e’ stato quello di chiedere questa mattina stessa (ieri, ndr) alle persone coinvolte nel ritrovamento del feto di fare una relazione scritta su come si sono svolti i fatti”. In Italia la sperimentazione sui tessuti fetali e’ moralmente ammissibile, secondo il parere espresso dal Comitato Nazionale di Bioetica, “purche’ i genitori diano il loro consenso libero e informato e sia accertata l’indipendenza tra il personale medico e il personale che pratica la sperimentazione e sia stato acquisito il parere positivo di un comitato etico indipendente”.