12 MAR – L’Italia deve correggere la norma con cui ha recepito la direttiva Ue contro i ritardi nei pagamenti: quella attuale rischia di consentire troppo spesso l’applicazione della deroga per portare da 30 a 60 giorni il termine massimo entro il quale liquidare le fatture. Questa, in sintesi, la richiesta che il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani sta per avanzare al ministro per lo Sviluppo Corrado Passera in una lettera che a giorni sara’ inviata a Roma.
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La normativa italiana, hanno spiegato all’Ansa fonti di Bruxelles, prevede che la deroga possa essere applicata ai tempi di pagamento degli enti pubblici in base a ‘circostanze esistenti al momento della chiusura del contratto’. Una clausola giudicata ”troppo vaga” e non legata a fattori oggettivi e/o eccezionali come quelli indicati dalla direttiva. Da qui l’esigenza di modificare il testo. Se cio’ non dovesse avvenire, la Commissione europea potrebbe anche arrivare ad aprire una procedura d’infrazione.
L’Italia e’ stato comunque uno dei Paesi che ha gia’ provveduto a recepire la normativa europea nell’ordinamento nazionale entro il termine previsto, ovvero il 16 marzo prossimo. Anche perche’ il nostro Paese e’ quello dove i pagamenti arretrati hanno raggiunto cifre astronomiche contribuendo al fallimento di molte imprese. Solo i ritardi (secondo gli ultimi dati Confartigianato nel 2012 i pagamenti sono stati effettuati mediamente in 193 giorni contro i 30 della direttiva Ue) sono costati lo scorso anno 2,5 miliardi di maggiori oneri finanziari.
Oggi, parlando ad Atene a una platea di piccole e medie imprese (la Grecia non ha ancora recepito la direttiva Ue), Tajani ha ricordato che il termine di 30 giorni puo’ essere portato a 60 solo in casi ”eccezionali limitati al settore della sanita’, alle imprese pubbliche o se giustificato dalla natura del contratto”. Dopo la scadenza del termine, il debitore e’ tenuto a corrispondere un interesse di mora dell’8%.
Per aiutare le aziende a superare la crisi, secondo il vicepresidente della Commissione Ue, ”e’ arrivato il momento di ragionare a un piano di rientro dei crediti vantati dalle imprese verso la pubblica amministrazione in tempi rapidi e certi. Per questo con il collega Rehn stiamo vagliando le possibili opzioni per permettere agli Stati membri di pagare al piu’ presto gli arretrati nel rispetto delle norme europee”.
Cioe’ senza incidere negativamente sui conti pubblici. ansa