12 mar – L’Aduc comunica: Stiamo ricevendo numerose segnalazioni da parte di contribuenti oggetto di minacce di riscossione coattiva dell’imposta/canone Rai nonostante abbiano regolarmente fatto denuncia di cessazione dello stesso.
La legge garantisce il diritto del contribuente a ‘disdire’ l’abbonamento-imposta Rai nel caso in cui si disfaccia dei propri apparecchi tv o ne chieda il suggellamento. A questo fine, basta comunicare con una semplice raccomandata a/r, all’Agenzia delle Entrate, sportello abbonamenti tv di Torino, di voler cessare l’abbonamento indicando che fine ha fatto il televisore (1).
Una volta inviata tale comunicazione, il canone non è più dovuto a partire dal periodo d’imposta successivo.
Ebbene, nonostante tale comunicazione, l’Agenzia delle Entrate continua a inviare richieste di pagamento e a preannunciare la riscossione coattiva (cartella esattoriale).
Questo comportamento è talmente diffuso, oltre che tutt’altro che nuovo, da escludere che si tratti solo della solita inefficienza dell’apparato statale. Ci pare infatti che lo Sportello abbonamenti tv dell’Agenzia delle Entrate di Torino ignori sistematicamente le ‘disdette’, per poi contare sul fatto che in molti pagheranno per paura o quieto vivere anche quando non dovrebbero.
A tutti coloro che in passato hanno comunicato la cessazione del canone Rai e nonostante ciò continuano ad essere minacciati, consigliamo di fare quanto segue:
1. inviare lettera raccomandata a/r di diffida allo sportello abbonamenti tv dell’Agenzia delle Entrate di Torino, spiegando di aver seguito alla lettera la normativa in merito alla cessazione dell’abbonamento (allegare copia della raccomandata inviata a suo tempo) e intimando l’invio di quietanza liberatoria.
2. inviare la suddetta diffida per conoscenza al Garante del contribuente della propria Regione, chiedendo un suo intervento.
3. fare un esposto alla Procura della Repubblica di Torino, descrivendo l’accaduto e allegando la documentazione del caso (copia della lettera di ‘disdetta’, copia delle minacce ricevute dall’Agenzia delle Entrate, copia della diffida di cui al punto 1).