11 mar – Se la crisi non e’ riuscita ad innescare una protesta visibile contro le istituzioni europee, la sola minaccia di far sparire il materiale pornografico dal web ha costretto il Parlamento europeo a bloccare le sue caselle di posta elettronica che in soli due giorni sono state inondate da centinaia di migliaia di email di cittadini infuriati per la proposta che l’eurocamera discutera’ martedi’.
Tutto nasce da una risoluzione ‘non vincolante’, cioe’ una presa di posizione politica che quindi non ha alcun vincolo legislativo, che il Parlamento votera’ martedi’ prossimo. Si chiama ‘Mozione per eliminare gli stereotipi di genere in Ue‘, e chiede agli Stati membri di fare ogni sforzo per eliminare la discriminazione delle donne dalla pubblicita’ e chiede il bando di ogni forma di pornografia dai media. La formulazione e’ piuttosto vaga, perche’ chiede ”il divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi di informazione e della pubblicita’ del turismo sessuale”.
Non e’ chiaro quindi cosa si intenda per ‘mezzi d’informazione’, e il testo inglese della risoluzione parla di ‘media’ ed e’ quindi ancora piu’ vago. L’intenzione dei legislatori dovrebbe essere quella di mettere al bando solo la pubblicita’ degradante per le donne, ma se si interpretasse in modo estensivo la risoluzione potrebbero venire vietate tutte le piattaforme che ospitano contenuti a luci rosse, solo perche’ il web in se’ parte dell’universo ‘media’.
Preoccupati dalla sparizione dei filmati ‘hard’ o, come dicono molti di loro, dalla messa in discussione della liberta’ di diffondere contenuti in rete, centinaia di migliaia di cittadini hanno scritto altrettante email di protesta ai parlamentari: oltre 600 mila in soli tre giorni, un vero e proprio ‘attacco’ iniziato giovedi’ scorso che ha costretto il Parlamento ad innalzare le difese tecnologiche ‘filtrando’ le caselle di posta degli eurodeputati.
Ad innescare il passaparola tra navigatori della rete e’ stato anche il Partito dei pirati, la formazione svedese che ha rappresentanti anche nell’assemblea di Strasburgo e che si batte per la liberta’ del web e dei suoi contenuti. La vicenda ha messo in allarme il Parlamento che, ammettendo confidenzialmente di aver scelto parole ‘poco felici’ e troppo generiche per la sua risoluzione, sta seguendo la situazione in vista di martedi’, con il timore di attacchi hacker ai suoi siti web. ansa