Il prossimo 26 maggio i cittadini del Comune di Bologna saranno chiamati ad esprimere il loro voto rispetto al referendum promosso dal “Nuovo Comitato art. 33”. Tale referendum è stato proposto con l’obiettivo di eliminare i contributi che il Comune di Bologna riconosce alle scuole dell’Infanzia paritarie convenzionate.
Nel comune di Bologna ci sono 27 scuole dell’Infanzia paritarie convenzionate che accolgono il 21% dei bambini e sono destinatarie del 2,8% delle complessive risorse che il comune destina alla fascia 3/6 anni. Il contributo riconosciuto dal Comune ad ogni bambino della scuola paritaria è pari a circa il 9% del costo sostenuto per ogni bambino accolto nella scuola comunale. Queste scuole danno lavoro a più di 200 persone (di cui 130 docenti), con regolari contratti nazionali di lavoro.
Se, come chiedono i referendari, tutto il milione di euro assegnato oggi alle paritarie convenzionate fosse destinato unicamente alla scuola comunale, si potrebbero ottenere non più di 160/170 posti. Mentre si metterebbe in seria crisi l’accoglienza dei 1736 bambini accolti nelle paritarie convenzionate. Il risultato concreto sarebbe un sistema più povero di scuole e di posti. Il vero obiettivo dei promotori del referendum non è garantire maggiormente il diritto di accesso dei bambini alla scuola dell’infanzia, ma mettere in crisi il pluralismo scolastico riconosciuto dalla legge 62/2000.
Qesto sistema di collaborazione e sostegno tra Ente Locale e scuole paritarie a gestione privata, è diffuso nel 98% dei Comuni dell’Emilia Romagna, con effetti positivi per le famiglie. Nelle scuole paritarie a gestione privata l’onere economico è sostenuto per la gran parte dalle famiglie , che già pagano con le imposte i costi del sistema nazionale di istruzione. La libertà di fare e scegliere le scuole e il pluralismo educativo, dovrebbero essere visti come una ricchezza per l’intera società, come un’opportunità e una risorsa, non certo come un problema.
I soldi che il Comune di Bologna destina alle scuole convenzionate, non sono soldi dati a privati, bensì soldi investiti nella scuola, nel sistema scolastico integrato; il solo che possa dare un’effettiva risposta alle crescenti domande delle famiglie. Occorre difendere questo sistema integrato, consentendo alle scuole paritarie convenzionate di continuare a svolgere il loro indispensabile servizio aperto a tutte le famiglie di qualunque condizione. Partecipa quindi al referendum e vota l’opzione B.