22 febbr – Nonostante il cambio di regime, la situazione sociale della Birmania é rimasta immutata, con un protrarsi di situazioni drammatiche caratterizzate da totale mancanza di rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, un’ampia diffusione del lavoro minorile ed un elevato deficit di democrazia che le elezioni farsa del 2010 hanno penosamente cercato di nascondere. Eppure la Commissione Europea propone di abolire quei dazi sull’importazione di moltissimi prodotti birmani all’interno della Unione, introdotti proprio come sanzione al mancato rispetto di basilari norme di convivenza civile, come il divieto del lavoro minorile.
Particolare rilevanza avrebbe l’abolizione dei dazi sul riso – in vigore dal 1997 come risposta al regime oppressivo e dittatoriale impostosi nel Paese – se si tiene presente che la produzione risiera in Birmania, secondo i dati della F.A.O. nel 2010 era pari a circa 33 milioni di tonnellate annue, oltre undici volte la produzione dell’Italia, leader europeo nel settore. “Considerato che, al di là di una malriuscita democratizzazione di facciata, non sono intervenuti reali miglioramenti in Birmania in materia di rispetto dei diritti umani, ci opponiamo fermamente alla soppressione dei dazi” – dichiara il Segretario della Lega Lombarda, Matteo Salvini.
“E’ poi necessario tener conto dell’impatto negativo che avrebbe sulla nostra agricoltura e sulla nostra industria agroalimentare” -aggiunge Salvini- “l’abolizione dei dazi per una materia prima prodotta in Birmania a prezzi infimi, sfruttando i lavoratori e spesso anche bambini e ragazzi che dovrebbero andare a scuola, e utilizzando fitofarmaci banditi nell’Unione Europea per le loro conseguenze sulla salute e sull’ambiente.
Per tutte queste ragioni riteniamo giusto e moralmente doveroso lottare per il mantenimento dei dazi attualmente in vigore, fintanto che la Birmania non avrà avviato un autentico processo di democratizzazione e non sarà in grado di garantire il rispetto dei diritti dei propri cittadini da parte delle autorità militari che, di fatto, stringono tuttora il Paese in una morsa di ferro”. ansa