22 febbr – Semaforo rosso dal Tribunale di Pozzuoli (Napoli) per il redditometro: a poco più di un mese dalla sua entrata in vigore (il 4 gennaio), il ricorso di un contribuente che non voleva che “l’Agenzia delle Entrate venisse a conoscenza di ogni singolo aspetto della propria vita privata” trova infatti conferma nella sentenza del giudice Antonio Lepre che “boccia” lo strumento anti-evasione.
Per il magistrato infatti il redditometro “determina la soppressione definitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire il proprio denaro, a essere quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere sottoposto a invadenza del potere esecutivo“.
Il giudice ha inoltre ordinato di “non intraprendere alcuna ricognizione, archiviazione, o comunque attività di conoscenza sull’archiviazione dei dati” del contribuente che ha presentato il ricorso, “cessarla se iniziata” e di “distruggere tutti i relativi archivi”.
Oltre alla violazione della privacy, la sentenza boccia anche tecnicamente il redditometro: userebbe infatti come parametro le stime Istat che “nulla ha a che vedere con la specificità della materia tributaria”. Ma non è finita: secondo il tribunale violerebbe anche il diritto di difesa perché “rende impossibile fornire la prova di aver speso meno di quanto risultante dalla media Istat” e tutto ciò porterebbe il contribuente a dover affrontare un procedimento “inquisitorio e sanzionatorio”. tgcom24