9 febbr -Giuseppe Burgarella, 61 anni, operaio di Guarrato, frazione di Trapani, ha deciso di suicidarsi, impiccandosi in una trave, come gesto estremo di protesta contro la mancanza di lavoro.
Nel suo messaggio di addio, in un pezzo di carta dentro una copia della Costituzione Italiana, ha inserito l’elenco di tutti i morti per disoccupazione degli ultimi due anni, che aveva letto nelle cronache dei giornali. L’ultimo nome in fondo alla lista è il suo.
A fianco, vergate di suo pugno, due frasi secche. “Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione”.
La sua storia è raccontata oggi sul quotidiano La Repubblica:
…L’ultimo contratto è datato 2000: poi la Cooperativa CELI di Santa Ninfa, una delle tante nate nel trapanese dopo il terremoto che nel 1968 sconvolge la Valle del Belice, lo lascia a casa perché non c’è lavoro nemmeno per i soci. Per due anni Giuseppe riceve l’indennità di disoccupazione: 700 euro al mese. Ma lui vuole lavorare. Non solo il bisogno economico — non è era fatto sentire, il muratore di Guarrato. Ultimamente aveva scritto due lettere: una al presidente Napolitano e una a Susanna Camusso, segretario della Cgil, il sindacato al quale Burgarella era iscritto da sempre (faceva parte del direttivo provinciale della Fillea).
Nelle missive aveva messo nero su bianco tutto il suo disagio, una sofferenza mai spenta e che non riusciva più a tenere per sé. «L’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. E allora perché lo Stato non mi aiuta a trovare lavoro? Perché non mi toglie da questa condizione di disoccupazione? Perché non mi restituisce la mia dignità?». Fino alla minaccia finale. .. «Mi tolgo io dalla condizione».