3 feb. – A poco piu’ di 4 mesi dalle presidenziali del 14 giugno in Iran e’ iniziato uno scontro senza esclusione di colpi tra il presidente uscente e non piu’ ricandidabile, Mahmud Ahmadinejad, e la potente famiglia del presidente della Camera, Ali Larijani, fedelissimo della Guida Suprema Ali Khamenei. Scontro che vede Larijani in pole position per la presidenza.
Ahmadinejad ha provato a difendere in Parlamento dall’impeachment il suo ministro del lavoro Abdolreza Sheikholeslam. Lo ha fatto accusando pubblicamente in aula uno dei fratelli del presidente del parlamento, Fazel di corruzione.
Per questo, con un colpo di scena, ha fatto ascoltare in aula una registrazione di Fazel che – secondo Ahmadinejad – chiede una tangente a un sodale del presidente ed ex procuratore generale di Teheran, Said Mortazavi, in cambio di appoggi politico-giudiziari al fine di contrastare le accuse per la morte in carcere di oppositori arrestati nelle proteste del giungo 2009 durante le proteste dell’Onda Verde. M
a il problema per Ahmadinejad e’ che la qualita’ audio della registrazione era cosi scarsa che e’ stato costretto a leggere una trascrizione di suo pugno, da lui definita un ‘sunto’, dell’audio imcomprensibile. Alla fine Ahmadinjead e’ stato costretto a lasciare l’aula quando si e’ reso conto di non aver convinto i deputati del Majilis abbandonando al suo destino il suo ormai ex ministro.
Il Parlamento alla fine ha votato le dimissioni del responsabile del Lavoro Sheikholeslami, reo di aver nominato ad un nuovo incarico Mortazavi. Larijani, di cui un altro fratello, Sadegh, e’ anche il potentissimo capo dell’apparato giudiziario, ha accusato di immoralita’ il presidente, uscito ulteriormente indebolito dal confronto.