1 feb. – Per il Vaticano sono “inattendibili” le le rivelazioni fatte da Ali’ Agca nell’autobiografia pubblicata in questi giorni. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha elencato in una dichiarazione le principali falsita’ contenute nel libro edito da Chiarelettere, a cominciare dal coinvolgimento dell’Ayatollah Komeini come mandante dell’attentato a Giovanni Paolo II.
Padre Lombardi ha assicurato testualmente di aver ricevuto “riscontri negativi precisi sulla base di testimonianze attendibilissime” e di poter dunque affermare con assoluta certezza che “non e’ vero che Agca avesse parlato al Papa dell’Ayatollah Khomeyni e dell’Iran come mandante nel corso del colloquio in carcere (e questo e’ un punto cruciale del libro); non e’ vero che in Vaticano si ritenesse fondata una pista islamica; non e’ vero che Giovanni Paolo II abbia invitato Agca a convertirsi al cristianesimo e gli abbia inviato una lettera in carcere; non e’ vero che l’allora cardinale Ratzinger abbia scritto delle lettere ad Agca; non e’ vero che Navarro-Valls abbia voluto far riferimento a una pista islamica del caso Orlandi e dell’attentato al Papa”. “Insomma, praticamente tutto quello che era di mia competenza e che ho potuto verificare e’ falso”, ha sintetizzato il portavoce vaticano sottolineando che “le oltre cento versioni dei fatti che finora Agca ha dato e a cui ora si aggiunge quest’ultima sono un po’ troppe perche’ adesso si possa credergli”.
Conversando con i giornalisti, padre Lombardi ha ironizzato sulla rivelazione centrale del libro che arriva “finalmente, dopo 32 anni”, ed e’ quella del vero mandante del tentato assassinio del Papa Giovanni Paolo II. Ad essere accusato e’ l’Ayatollah Khomeyni e il portavoce della Santa Sede osserva che in merito “naturalmente il killer aveva rispettato finora un rigoroso segreto”. “A un’unica persona egli avrebbe detto la verita’: a Giovanni Paolo II, nel corso del famoso colloquio nel carcere di Rebibbia, il 27 dicembre 1983” e “questo colloquio rappresenta naturalmente uno dei passaggi cruciali del libro, e il dialogo e’ raccontato con vivacita’ e dovizia di particolari”. Secondo Agca, “dopo un primo scambio a proposito del terzo segreto di Fatima, il Papa avrebbe posto esplicitamente la domanda cruciale: ‘Chi ti ha mandato ad uccidermi?’ e davanti al disagio di Agca avrebbe continuato: ‘Ti do’ la mia parola d’onore che quanto mi dirai restera’ per sempre un segreto fra me e te'”.
Per Lombardi si tratta solo di falsita’, in quanto all’incontro era presente il cardinale Stanislaw Dziwisz, storico segretario di Papa Wojtyla che oggi “conferma come i due interlocutori abbiano parlato del segreto di Fatima e dell’inspiegabilita’ della sopravvivenza del Papa, ma nega recisamente e assolutamente che si sia parlato dei mandanti e dell’Ayatollah Khomeyni, e che il Papa abbia invitato l’attentatore a convertirsi al cristianesimo”.
Dziwisa, ha assicurato Lombardi che gli ha parlato di persona, “nega anche quanto viene detto nel libro su una successiva lettera di Giovanni Paolo II ad Agca per tornare a invitarlo alla conversione: secondo il Segretario una simile lettera non c’e’ mai stata” cosi’ come il Papa polacco non aveva proposto al killer turco di dioventare cristiano.
Nel libro si parla anche di “diverse lettere dell’allora card. Joseph Ratzinger”, presentate come “lettere spirituali nelle quali dice di pregare assieme al Papa per me, e di pregare anche per la mia conversione”. “Per scrupolo – ha dichiarato padre Lombardi – mi sono preoccupato di sapere oggi dall”allora card. Ratzinger’, se veramente aveva scritto delle lettere ad Agca. E la risposta e’ stata molto chiara: che egli aveva si’ ricevuto delle lettere da Agca ), ma non aveva mai risposto”. Per il gesuita “non bisogna stupirsi” che Ratzinger avesse ricevuto quelle lettere “perche’ molti ne hanno ricevutee tra questi – ha rivelato Lombardi – ci sono anche io”. Inoltre l’Agca del libro lascia intendere alcune volte che in Vaticano si prendesse in considerazione anche la “pista islamica” come spiegazione dell’attentato al Papa. E cita a questo proposito delle presunte dichiarazioni di Joaquin Navarro-Valls, all’epoca portavoce del Pontefice, che nel contesto della scomparsa di Emanuela Orlandi nel 1983 avrebbe detto: “Potrebbe trattarsi di fondamentalisti musulmani che si illudono di poter liberare Agca”. Ebbene, ha scandito Lombardi, il dottor Navarro-Valls, e’ stato portavoce solo dal 4 dicembre 1984 e nega recisamente di essersi occupato della scomparsa di Emanuela e di aver mai preso in considerazione una pista islamica”.
Infine, anche il cardinale Dziwisz nega risolutamente che in Vaticano si sia considerata come attendibile una pista islamica, anzi sembra che proprio non se ne sia praticamente mai parlato. “Del resto e’ del tutto incredibile che, se il Papa ne fosse stato veramente informato e ci avesse creduto, non ne fosse neppure trapelato il minimo sentore”, ha eccepito padre Lombardi. Ed in realta’ nell’ultimo libro di Karol Wojtyla, pubblicato nel 2005 pochi mesi prima della morte del Papa e intitolato “Alzatevi andiamo”, la pista indicata con molta sicurezza (senza cioe’ margine di dubbio) e’ quella dei servizi sovietici in collaborazione con altri paesi dell’Est. E il Papa polacco certamente aveva responsabilmente riflettuto sulla vicenda prima di scriverne. “Questa vita romanzata di Ali Agca – ha infine concluso il religioso – riprende molte cose da lui gia’ scritte in precedenza, conferma la sua politica di depistaggio sistematico degli inquirenti, nega le piste che centravano l’attenzione sull’Est europeo, ma cerca soprattutto di costruire uno scoop internazionale: l’Ayatollah Khomeyni, l’Iran, l’islam ‘nazifascista’, sono la vera spiegazione della volonta’ di uccidere il Papa come punto cruciale della guerra finale contro l’odiato occidente cristiano”. Tutto falso, dunque, ma anche molto pericoloso per le tossine che il libro immette nell’opinione pubblica mondiale.