31 gen. (LaPresse/AP) – A un giorno dal raid delle forze aeree di Israele in territorio siriano, arriva la condanna di Hezbollah e della Russia. Il gruppo libanese si è fatto sentire questa mattina, esprimendo “piena solidarietà al comando siriano, all’esercito e al popolo”, e definendo l’attacco “un’aggressione barbara”.
Dal canto suo, Mosca si è detta “allarmata” e ha dichiarato, attraverso il ministero degli Esteri, che se l’informazione fosse confermata si tratterebbe di “un attacco non provocato su obiettivi nel territorio di uno Stato sovrano, che viola la Carta dell’Onu ed è inaccettabile”. La Russia, si legge ancora nella nota del ministero, “prenderà immediate misure per scoprire i dettagli” del raid e ribadisce l’appello all’immediata “fine delle violenze in Siria” e ad evitare “ogni interferenza straniera”.
Prima dell’attacco della scorsa notte, negli ultimi anni, in più occasioni si sono registrati episodi simili, con un intervento diretto di Israele. Nel 2007, un raid israeliano distrusse un reattore nucleare siriano ancora in fase di costruzione. Nel 2006 i caccia di Tel Aviv sorvolarono il palazzo del presidente Bashar Assad, in una sorta di dimostrazione di forza dopo il rapimento del soldato Gilas Shalit. Mentre nel 2003, i jet attaccarono un sospetto campo di addestramento per militanti poco a nord di Damasco, in risposta all’attentato suicida nella città di Haifa costato la vita a 21 israeliani.
La preoccupazione della comunità internazionale negli ultimi mesi si è però concentrata soprattutto sulle armi chimiche che farebbero parte dell’arsenale militare di Damasco.