Riforma Fornero: Licenziare la colf puo’ costare fino a 1.500 euro

fornero

28 gen. – Licenziare la colf puo’ costare fino a 1.500 euro. In seguito alla riforma Fornero, infatti, anche il datore di lavoro domestico e’ sottoposto al finanziamento della nuova indennita’ di disoccupazione ASpI e mini-ASpI.

L’obbligo scatta in tutti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, successivi al 1° gennaio 2013, indipendenti dalla volonta’ del lavoratore, ovvero in tutti i casi di licenziamento, compresi quelli per giusta causa o giustificato motivo. Sono escluse solo le interruzioni del rapporto di lavoro per dimissioni o risoluzione consensuale.

Il contributo di licenziamento e’ dovuto all’Inps ed e’ pari a 483,80 euro per ogni 12 mesi di anzianita’ presso lo stesso datore di lavoro e per un massimo di tre anni. E’ obbligatorio, a prescindere dalla richiesta, da parte del lavoratore, della prestazione di disoccupazione e non e’ previsto un riproporzionamento in base alle ore lavorate e alla retribuzione mensile.

Per esempio – come spiega Assindatcolf – se si interrompe un rapporto di lavoro intrattenuto da piu’ di tre anni, il contributo sara’ pari ad 1.451,40 euro (483,80×3 anni). Se ad essere licenziato e’ un lavoratore assunto da 9 mesi, in base alle informazioni avute ad oggi, sara’ pari ad 362,85 (483,80/12×9 mesi).
“Consideriamo la normativa una limitazione alla liberta’ del datore di lavoro domestico di risolvere il rapporto in qualsiasi momento ed un onere economico eccessivo”, afferma Assindatcolf. “Pertanto, ci attiveremo presso le competenti sedi al fine di richiedere per il lavoro domestico l’eliminazione del contributo di licenziamento, o quanto meno la sua correzione”. agi