25 genn – In attesa di una legge, è necessaria l’introduzione di un codice etico per regolamentare le candidature in politica dei magistrati, “che rischiano di coinvolgere la stessa credibilità della giurisdizione”.
A dirlo oggi è il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo.
“Occorrerà inevitabilmente confrontarsi con le più allertate sensibilità colletive, in tema di imparzialità in materia di partecipazione dei magistrati alla vita politico-parlamentare”, ha detto il presidente all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2013 sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2012.
Lupo ha sottolineato come “comportamenti, prese di posizione, scelte individuali, pur formalmente legittimi”, “hanno ricadute pubbliche che rischiano di coinvolgere la stessa credibilità della giurisdizione”.
“E’ auspicabile che in tale occasione, nella perdurante carenza della legge, sia introdotta attraverso il codice etico, quella disciplina più rigorosa, da tante parti anche recentemente auspicata, sulla partecipazione dei magistrati alla vita politica-parlamentare, che in decenni il legislatore non è riuscito ad approvare nonostante l’evidente necessità di impedire almeno candidature nei luoghi in cui è stata esercitata l’attività giudiziaria e di inibire il rientro, a cessazione del mandato parlmentare, nel luogo in cui si è stati eletti”.
Nelle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio, sono diversi i magistrati che hanno deciso di scendere in campo, tra cui il pm Antonio Ingroia, a capo del movimento Rivoluzione civile, e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che corre per il Pd. reuters