La minaccia della ‘ndrangheta: “Al giornalista gli sparo in bocca”

gdfBologna, 24 gen. – “O la smette o gli sparo in bocca e finita li'”: questa la minaccia nei confronti del giornalista della Gazzetta di Modena, Giovanni Tizian, emersa in un’intercettazione telefonica nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza e della Dda di Bologna su un’associazione a delinquere nel settore del gioco on line capeggiata da Nicola Femia (detto Rocco), ritenuto un importante esponente della ‘ndrangheta, che ha portato a 29 arresti e al sequestro di 90milioni di euro.

Da questa conversazione, risalente a dicembre 2011, tenuta tra lo stesso Femia ed un faccendiere piemontese, Guido Torello (tra gli arrestati dalle Fiamme Gialle) gli inquirenti hanno deciso di mettere sotto protezione il cronista autore di inchieste sulla criminalita’ organizzata.
Il Femia, si era preoccupato di alcuni articoli in cui Tizian ne denunciava i legami con la criminalita’ organizzata calabrese. E nella telefonata si lamenta: “C’e’ un articolo sulla Gazzetta di Modena, sempre per quanto riguarda giochi o non giochi, e in mezza pagina parla di me questo giornalista, e’ gia’ la seconda volta in due anni”.

Cosi’ il Torello si informa: “Mi dici come si chiama il giornale e il nominativo e lo facciamo smettere immediatamente”. Una volta ottenuta la risposta lo stesso faccendiere si mette a disposizione per contattare una terza persona a cui sottoporre la questione e a cui demandare il compito di far tacere il giornalista. “Diro’ che c’e’ un giornalista che rompe le palle ad una persona che mi sta aiutando e gli diro’ chi e’ questo giornalista. O la smette o gli sparo in bocca e finita li'”. Allo stato dalle indagini dei finanzieri, comunque, non sono emersi riscontri su un suo concreto intervento. L’intercettazione si conclude con una considerazione del Torello: “Ti spiego. Sappi una cosa che ci sono due poteri in Italia. La magistratura ed i giornali”.
Poi la replica del Femia: “Lo so, i giornali sono peggio che la magistratura”. agi